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Un interessante e utile articolo di Rita Ciatti per Veganzetta, sempre sulla questione recentemente affrontata della “carne artificiale” o “coltivata“. Buona lettura.


La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta
Theodor W. Adorno

Nel dibattito sulla carne coltivata sembrano esserci solo due possibili risposte: favorevoli o contrari. Ogni narrazione alternativa, come quella proposta da Adriano Fragano in questo articolo viene presa come atto di lesa maestà, accompagnato dal ricatto morale: non ci pensi a tutte le vite che potresti salvare?
Eppure trattandosi di un’innovazione importante il discorso merita di essere approfondito sotto tantissimi aspetti, in particolare quello antispecista perché in quanto persone umane attiviste per la liberazione animale dovremmo innanzitutto avere non solo sempre presente l’obiettivo che ci prefiggiamo, ma anche essere in grado analizzare ogni campagna, progetto o invenzione alla luce di quest’ultimo.

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Opera di Roberto Manzotti

Si propone un importante testo del filosofo statunitense Steve F. Sapontzis professore emerito presso la California State University e autore del famoso libro Morals, Reason, and Animals (1987). Predation pubblicato nel lontano 1984 per la rivista Ethics and Animals (Vol. 5: Iss. 2) e qui tradotto in italiano per la prima volta sul web, affronta nel dettaglio il tema etico dell’intervento umano nella predazione animale in relazione al dovere umano di ridurre la sofferenza animale, un argomento ancora oggi importante e in gran parte irrisolto (non solo in ambito animalista).

Animalismo Antispecismo


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Fonte: Asinusnovus


Tre passi avanti e due indietro. Una risposta a Caffo

di Marco Maurizi

Sono rimasto molto sorpreso, e negativamente, dall’articolo di Leonardo Caffo intitolato Il terzo antispecismo. Stato dell’arte e proposta teorica, pubblicato sul blog “minima et moralia”. Leggere Caffo è sempre una ventata di novità, si percepisce una ricerca – spesso quasi un’esigenza viscerale – di nuove strade e questo è un’ottima cosa, soprattutto in un ambiente, come quello “animalista”, dove c’è un po’ troppo la tendenza a fossilizzarsi su slogan ripetuti ad nauseam. Lo stile ironico dell’autore, poi, rende la lettura sempre piacevole, il che non guasta. Purtroppo in questo caso l’articolo, nonostante un promettente inizio, cede ad una vis polemica che manca clamorosamente il suo oggetto e rischia di confondere invece che di chiarire la posta in gioco degli attuali dibattiti interni all’antispecismo. Insomma, ciò che manca in questo intervento è proprio un’adeguata ricognizione dello “stato dell’arte”, inadeguatezza che rende anche la “proposta teorica” alquanto dubbia nelle premesse e nelle conseguenze. 

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