Ogni anno molte persone decidono di acquistare animali per “salvarli”.
Ogni anno molti allevatori sanno che guadagneranno di più perché, oltre alla vendita degli animali da macellare, avranno guadagno dalla vendita degli animali vivi.
Ogni anno i rifugi ricevono chiamate per accogliere animali acquistati.
Si parla di “salvataggio” o “riscatto”.
In realtà queste azioni e pratiche, se pur animate dalle migliori intenzioni, di fatto, dovrebbero definirsi con il termine di “compravendita”.
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Un interessante e utile articolo di Rita Ciatti per Veganzetta, sempre sulla questione recentemente affrontata della “carne artificiale” o “coltivata“. Buona lettura.
La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta
Theodor W. Adorno
Nel dibattito sulla carne coltivata sembrano esserci solo due possibili risposte: favorevoli o contrari. Ogni narrazione alternativa, come quella proposta da Adriano Fragano in questo articolo viene presa come atto di lesa maestà, accompagnato dal ricatto morale: non ci pensi a tutte le vite che potresti salvare?
Eppure trattandosi di un’innovazione importante il discorso merita di essere approfondito sotto tantissimi aspetti, in particolare quello antispecista perché in quanto persone umane attiviste per la liberazione animale dovremmo innanzitutto avere non solo sempre presente l’obiettivo che ci prefiggiamo, ma anche essere in grado analizzare ogni campagna, progetto o invenzione alla luce di quest’ultimo.
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