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Torno dopo tempo a trattare nuovamente il tema della carne “sintetica” o “coltivata”1, che attualmente è divenuto argomento di grande discussione e dibattito, per proporre una narrazione alternativa di tale fenomeno rispetto a quella mainstream, attraverso alcuni possibili scenari che potrebbero verificarsi in un futuro prossimo una volta che questo prodotto sarà lanciato sul mercato mondiale.
In particolar modo desidero rivolgermi a coloro che entusiasticamente appoggiano la diffusione di questa nuova fonte di cibo per motivi etici ed ecologici: un gruppo di persone umane fermamente convinte che la carne “sintetica” o “coltivata” condurrà finalmente alla fine degli allevamenti di Animali per scopi alimentari, che potrebbero però non aver valutato appieno l’impatto che essa potrebbe generare e cosa realmente significhi per la società umana specista.
Per prima cosa è necessario puntualizzare che il prodotto di cui stiamo parlando se non può essere considerato “sintetico” – come molte associazioni animaliste si affannano ad affermare per allontanare dubbi e timori del grande pubblico -, non può allo stesso modo essere considerato “coltivato”. Nel primo caso si può obiettare che dal punto di vista chimico le sostanze ottenute per sintesi non provengono dall’elaborazione di organismi animali o vegetali, dunque il termine carne “sintetica” è di fatto improprio; nel secondo caso però è possibile specificare che la lista degli elementi utilizzati per l’ottenimento del prodotto finale (soprattutto in riferimento al cosiddetto brodo o liquido di coltura) non sono noti perché coperti da segreto industriale e che le tecniche utilizzate sono tra loro molto diverse e in generale complesse. Dunque non essendo del tutto a conoscenza dei processi produttivi e degli ingredienti usati, non è possibile definire ciò di cui stiamo parlando carne “coltivata”, ossia meramente ottenuta da cellule animali cresciute su un substrato di coltura, perché si tratta di un prodotto molto più sofisticato. Pertanto anche il termine carne “coltivata” è improprio. Probabilmente sarebbe corretto definire questo prodotto genericamente come carne “artificiale” per distinguerla da quella “naturale” ottenuta dallo smembramento dei corpi degli Animali, dunque d’ora in avanti è questo il termine che utilizzerò.
Ma veniamo alla trattazione di alcuni possibili scenari alternativi a quelli attualmente proposti.
E’ utile considerare che anche nel caso in cui la carne artificiale si diffondesse massicciamente sul mercato a livello globale (ed è altamente probabile che ciò accada in un prossimo futuro), i prodotti derivanti dallo sfruttamento animale diretto (vale a dire provenienti dall’allevamento e dalla macellazione degli Animali) non verrebbero meno del tutto: certamente potrebbero risentire di una considerevole diminuzione e quindi anche il numero degli Animali destinati all’alimentazione umana diminuirebbe (un elemento, questo, di enorme importanza), ma potrebbero andare a costituire una nicchia produttiva e di mercato del tutto autonoma. Si pensi ad esempio a tutti i prodotti tradizionali, tipici e tutelati da marchi di qualità e di origine protetta (sottoposti a precisi disciplinari) che derivano dallo sfruttamento della carne, del latte, delle uova e di altre parti del corpo degli Animali: si tratta di prodotti purtroppo molto apprezzati e ricercati. Questi ben difficilmente potrebbero essere costituiti da carne artificiale, perché verrebbero meno le loro tipicità (e crudeltà); dunque è probabile che continuerebbero a esistere e a soddisfare, come accade oggi, un mercato esigente, ma soprattutto conservatore e tradizionalista. Un utile indizio di come potrebbero svilupparsi le cose, è la recente campagna di vera e propria demonizzazione svolta da Coldiretti e dal Governo di destra italiano nei confronti della carne artificiale: una campagna di comunicazione zeppa di notizie false e allarmistiche che ha condotto ad un inedito (ed inutile) divieto preventivo di commercializzazione in Italia.
Pertanto un primo scenario potrebbe essere quello che prevede la nascita di un mercato della carne artificiale, parallelo a quello della carne proveniente dall’allevamento e dall’uccisione di Animali per la produzione di prodotti tipici e tradizionali.
Un secondo scenario potrebbe verificarsi a causa del fatto che molti Paesi appartenenti a quello che oggi è definito il Sud Globale, unitamente alle nuove economie emergenti (per esempio i BRICS), stanno tentando da anni di sviluppare politiche economiche atte ad affrancarsi dall’egemonia economica, industriale e produttiva dei cosiddetti Paesi Occidentali e maggiormente industrializzati (molti dei quali riuniti nel forum intergovernativo del G7). Considerato che la carne artificiale sarà prevedibilmente un prodotto sotto il controllo di poche multinazionali agroalimentari riconducibili alle potenze economiche occidentali e ai Paesi più tecnologicamente avanzati e che ingredienti e procedimenti per la produzione di carne artificiale saranno sottoposti a brevetti e tutelati dalla legge per motivi economici come già accade per i i prodotti OGM, è facile immaginare che per sottrarsi a nuovi condizionamenti, i Paesi del Sud Globale e le economie emergenti potrebbero continuare – se non addirittura potenziare – l’allevamento di Animali per puntare verso l’autodeterminazione alimentare. Dunque il secondo scenario potrebbe essere quello che prevede un Nord Globale unito ad alcuni Paesi ricchi e tecnologicamente avanzati (come Singapore per esempio) che si nutre di carne artificiale ed un Sud Globale che continua ad allevare Animali per far fronte alla richiesta interna sempre più elevata di cibo carneo. Se pensiamo inoltre che i maggiori tassi di crescita demografica umana si riscontrano proprio nei Paesi del Sud Globale e nei BRICS (a tale gruppo appartengono Cina e India) e che tutte le previsioni indicano che in un prossimo futuro la loro popolazione aumenterà considerevolmente, è possibile comprendere quanto questo scenario potrebbe impattare in termini di sofferenza animale.
Un terzo scenario legato all’avvento della carne artificiale che potrebbe realizzarsi, è quello che ci suggerisce quanto accaduto nell’ultimo decennio in relazione ai prodotti adatti a persone umane vegane entrati nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO). In passato il mondo vegano e animalista ha premuto molto per la diffusione commerciale di prodotti impropriamente definiti “vegani” (facendo un’enorme pubblicità gratuita), nella convinzione che la loro presenza e diffusione avrebbe stimolato e facilitato il passaggio di un numero sempre maggiore di persone umane da un regime alimentare carneo ad uno a base vegetale. La realtà odierna ed i dati statistici ci raccontano invece di una risposta ben diversa: nonostante la grande diffusione di prodotti privi di ingredienti animali, la popolazione di persone umane che si definiscono vegane non è significativamente aumentata rispetto al periodo precedente all’introduzione nel mercato di tali prodotti. Al contempo molte azienda che sfruttano e uccidono gli Animali per trarne profitto, hanno cominciato a commercializzare anche prodotti a base vegetale, ampliando i loro affari. Dunque l’idea di partenza di un possibile boom del veganismo favorito dalla presenza di questi prodotti nel mercato, è risultata decisamente ingenua e sbagliata. Nulla pertanto ci impedisce di pensare che lo stesso potrebbe capitare alla carne artificiale che potrebbe semplicemente affiancare quella derivante dall’uccisione di Animali allargando il ventaglio di offerta commerciale disponibile. Illudersi che il mercato – chiaramente privo di una qualsiasi morale – possa orientare eticamente le scelte alimentari umane è un tragico errore. Se proprio lo si volesse usare per indurre ad un cambio significativo delle abitudini alimentare di massa, sarebbe necessario agire sulla politica dei prezzi, aumentando enormemente il costo della carne derivante dall’uccisione degli Animali per scoraggiarne l’acquisto. Ma ciò lo si potrebbe fare già ora (per esempio in Europa basterebbe eliminare i sussidi UE in favore della zootecnia), favorendo al contempo il consumo di vegetali che potrebbero essere invece venduti a prezzi popolari, senza dover ricorrere a nuovi ritrovati ipertecnologici come la carne artificiale.
Tornando al concetto di autodeterminazione alimentare accennato in precedenza, esso permette di considerare anche un quarto possibile scenario futuro. La produzione di carne artificiale necessita di impianti industriali dotati di bioreattori (l’Italia è all’avanguardia nella loro produzione), all’interno dei quali le cellule di origine animale si moltiplicano per dar vita a tessuti. Necessita inoltre di considerevoli quantità di energia (secondo alcune fonti, di enormi quantità di energia), di competenze e risorse che il singolo soggetto umano difficilmente non potrà mai possedere. Dunque è improbabile che ci si potrà produrre in casa della carne artificiale come oggi è possibile fare ad esempio con il pane o la birra; perciò dovremo continuare sempre più a dipendere dal comparto alimentare industriale, che sarà l’unico in grado di fornirci questa nuova tipologia di alimento e che ne deciderà prezzo, disponibilità e distribuzione. Le ricadute negative di una situazione del genere sulle libertà individuali e collettive sono ovvie e non credo sia necessario aggiungere altro. Chi pertanto vorrà sottrarsi dal tale situazione di dipendenza continuando a mangiare carne (o dovrà farlo per questioni economiche), potrebbe ricorrere all’autoproduzione mediante piccoli allevamenti di Animali. Dunque anche se non in allevamenti industriali, gli Animali continueranno a soffrire e a morire.
La produzione industriale di carne artificiale contribuirà anche e soprattutto a rafforzare il concetto stesso di carne ed il suo mito, aprendo a nuovi ed inediti scenari dal punto di vista scientifico e commerciale: tutto potenzialmente potrà divenire “carne”, qualora fosse riproducibile e realizzabile industrialmente e già ora ci sono aziende che offrono carne artificiale derivante da cellule di Animali esotici e rari (Zebra, Leone bianco, Tigre della Siberia, ecc.). Ma perché non Mammuth o Dinosauri, o Animali chimera? Le implicazioni e le conseguenze di questa nuova frontiera legata al cibo tecnologico sono difficilmente immaginabili oggi, ma senza dubbio potenzialmente molto pericolose, se si considera l’irrefrenabile evoluzione della tecnoscienza che pare già muoversi in perfetta autonomia e libera da vincoli e controlli esterni2. Il classico vaso di Pandora – questa volta tecnologico – che una volta scoperchiato scatenerebbe reazioni non più controllabili. Questo potrebbe essere il quinto scenario futuro legato alla carne artificiale.
Quanto esposto finora riguarda argomenti che esulano da problematiche etiche legate al consumo umano della carne degli altri Animali, problematiche che in realtà sono quelle che ci dovrebbero interessare in qualità di persone umane vegane e antispeciste. L’idea della carne artificiale non dovrebbe per principio essere per noi accettabile, non dovrebbe riguardarci, né appartenere al nostro orizzonte morale, perché fa a pieno titolo parte di quelle che Guido Ceronetti definiva “le macabre catene del conformismo onnivorista”. Catene che mutano, si rinnovano e cambiano d’aspetto, ma che non si spezzano e continuano a legarci a concetti ed abitudini retrograde e violente che non hanno alcun motivo di esistere ancora: non abbiamo più bisogno di consumare carne per sopravvivere sin dalla fine della Glaciazione di Würm (quindi da circa 11.000 anni fa), possiamo soddisfare tutte le nostre esigenze alimentari grazie al mondo vegetale, dunque non esiste più alcun motivo per causare sofferenza e morte degli Animali se non il nostro egoismo, la superbia, l’indifferenza verso le sofferenze altrui e ovviamente la nostra volontà di dominio. Ciò che facciamo quotidianamente agli Animali è dovuto in definitiva solo alla visione antropocentrica e specista che abbiamo del mondo.
Sia chiaro, la mia speranza è identica a quella di chi è a favore della carne artificiale per motivi etici, ossia che finisca quanto prima l’infinito e allucinante macello quotidiano che stiamo causando: ora, subito. Ciò che ci divide evidentemente è la strategia da attuare e non è cosa da poco, considerato che il fine si materializza già nei mezzi adottati per perseguirlo.
Un possibile successo della carne artificiale come nuova fonte di cibo, contribuirebbe a rafforzare nelle nostre menti il concetto, già saldamente ben radicato, che la carne (ottenuta in qualunque modo) è cibo e che dunque anche gli Animali sono e continueranno a essere cibo. La carne artificiale non incrinerebbe in alcun modo la continuità sociale specista, non metterebbe in discussione l’idea assurda che l’Umano sia all’apice della catena alimentare, dalla quale ha preso vita il mito stesso della carne, la cultura della carne e il nostro conseguente atteggiamento predatorio, perché ne sarebbe solo un surrogato: una rivoluzione tecnologica utile a non cambiare nulla.
La carne artificiale fa parte di quella serie di soluzioni che la tecnoscienza ci propone per permetterci di non prendere alcuna decisione, di non compiere alcuna scelta, di non evolvere eticamente, dandoci l’illusione di poter continuare semplicemente ad essere ciò che siamo senza pagarne le conseguenze. Non ci aiuterebbe dunque a compiere alcun progresso morale indispensabile per la costruzione di una nuova società umana in grado di convivere rispettosamente con gli altri viventi e la Natura: ancora una volta la tecnoscienza ci verrebbe in soccorso sostituendo la nostra coscienza, allontanandoci dalle nostre responsabilità individuali e sociali e soprattutto dalla Natura.
La carne artificiale è in tutta evidenza uno degli innumerevoli risultati della nostra superbia che ci induce a credere che per quanto ci riguarda nulla sia precluso, che tutto ci sia dovuto e che ogni barriera naturale possa essere infranta e superata per soddisfare qualsiasi nostra esigenza anche la più futile e stupida. Pensiamo che ogni problema possa essere risolto dalla scienza e non dai nostri comportamenti, dalla nostra responsabilità, dal nostro autocontrollo e ci rifugiamo in un limbo fanciullesco in cui la nostra morale vegeta allo stato embrionale e la ricerca scientifica cresce ad un’incredibile velocità. Siamo insomma moralmente ritardati e tecnologicamente avanzati e la carne sintetica è la rappresentazione plastica di questa nostra condizione.
Per quanto affermato e per il fatto che anche se per una sola cellula estratta, gli Animali verranno pur sempre sfruttati e considerati parte di un ciclo produttivo, la carne artificiale a mio avviso non è da considerarsi una soluzione, ma forse una sorta di sigaretta elettronica o di metadone utili solo a illuderci di aver trovato una comoda e indolore via di fuga da una nostra dipendenza.
Lo sfruttamento animale è la più grande e devastante tragedia causata dalla nostra specie e potrà avere fine solo quando rinunceremo alla nostra volontà di dominio sulla Natura, giungendo finalmente ad ammettere che dobbiamo controllare le nostre azioni in modo che siano rispettose per tutti i viventi. L’era della carne con tutto il suo dolore, la violenza e le sue ingiustizie potrebbe concludersi in breve tempo, senza dover ricorrere ad alcun ritrovato – palliativo – tecnologico, basterebbe, come già accennato in precedenza, eliminare il ciclo della carne e cibarsi di vegetali. E’ a questo che ogni persona umana vegana dovrebbe aspirare.
Adriano Fragano
Note:
1) L’argomento carne “sintetica” l’ho già affrontato in precedenza nell’intervista rilasciata nel 2018 ad A Rivista anarchica, dal titolo Cibo del futuro?
2) Si pensi per esempio allo sviluppo irrefrenabile dell’intelligenza artificiale, o delle ricerche biomediche mediante la creazione in laboratorio di embrioni umani artificiali dotati addirittura di sangue e battito cardiaco.
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Prima di tutto ringrazio Adriano di questa completa, profonda e illuminante riflessione. Di poche cose si sente il bisogno. Questa era urgente e soprattutto necessaria. Per evitare a tanti, come me, di cullarsi nelle illusioni, in buona fede, per ingenuità, e anche stanchezza di essere testimoni della più atroce immensa spietata aberrazione umana, qual è lo sfruttamento degli Animali non umani (preceduta per millenni da quello praticato sugli umani stessi).
Però, almeno di primo acchito, quest’articolo, proprio perché puntuale e anche geniale, mi crea una sorta di corto circuito emotivo: se l’umano si è arricciolato per secoli e secoli nella sua inutile e meschina voglia di dominio – declinandola in tutte le forme possibili, come potrà mai liberarsene? In altre parole, non c’è traccia della potente rivoluzione che potrebbe cambiare davvero il mondo in positivo, gli umani non stanno diventando vegani, e tantomeno antispecisti, in massa, e nemmeno ad uno ad uno. È ovvio che il lumino nel buio (per così dire) non può essere la carne giustamente definita artificiale, ma forse semplicemente ci vogliamo credere perché ne abbiamo bisogno, anche solo per non demoralizzarci troppo. Sono molto molto d’accordo con te, anche se vorrei scorgere la fiaccola nel bosco di notte ….
Ciao Costanza,
Grazie per le tue parole lusinghiere sull’articolo, fanno molto piacere.
Il quesito che poni è fondamentale e non è possibile fornire una risposta.
Senza dubbio però una cosa è chiara: non si potrà risolvere un problema così radicato e gigantesco allontanandosi ulteriormente dalla Natura come stiamo continuando a fare. La nostra voglia di dominio, così come la nostra superbia non hanno uguali nel mondo animale e aumentano con la distanza che poniamo volontariamente tra noi e gli altri viventi.
Dunque ciò a cui dovremmo puntare è un riavvicinamento, un “ritorno” all’umiltà delle nostre origini animali. Certamente invertire questo ciclopico processo è arduo, ma se nessuno ci proverà mai, diverrà di sicuro impossibile.
La posizione sulla carne artificiale non è da intendersi come pessimistica, è un’analisi che vuole mettere in risalto possibili risvolti negativi e cerca al contempo di comprendere se questo argomento davvero dovrebbe riguardare noi persone umane vegane e antispeciste. E’ probabile che questo nuovo alimento salvi molti Animali (diventando un lumino nel buio dello specismo), come è possibile che significhi l’inizio di un disastro dalle proporzioni non valutabili, o anche che non contribuisca a cambiare nulla, questo ora non lo possiamo sapere, è dunque importante riflettere a fondo sull’argomento.
Ma un lumino nel buio c’è sempre e a volte basta guardarsi in giro per scorgerlo: c’è chi si impegna a fondo per salvare gli Animali, ci ne ha fatto una ragione di vita, chi cerca di fare del suo meglio per cambiare e prendere le distanze dallo specismo. Sono percorsi difficili, lenti e spesso causano frustrazione, e un senso di impotenza, ma queste persone umane (belle) esistono e non sono poche.
Grazie per questo articolo di cui condivido praticamente tutto. Gli scenari delineati mi sembrano più che plausibili e soprattutto rimarrebbe intatto il mito della carne come alimento.
La prima volta che sentii parlare di carne artificiale ne colsi un solo aspetto davvero positivo: la possibilità di nutrire tutti quegli animali carnivori obbligati (felini, rapaci, uccelli di varie specie ecc.) che per qualche ragione hanno bisogno del nostro aiuto, magari perché feriti e quindi in momentanea cattività in un rifugio o CRAS o anche in condizione di cattività a lungo termine poiché impossibilitati a essere reimmessi in natura (gravemente disabili, bisognosi di cure continue ecc.).
Da persona vegana e antispecista, nonché anche gattara, ho sempre vissuto con molto dolore la contraddizione di dover dare carne ai gatti che vivono con me e a quelli di cui in passato mi sono occupata in colonie urbane; inoltre talvolta mi è capitato di dover soccorrere e accudire per qualche giorno o anche solo una notte uccelli carnivori. Ora, premettendo che sulla questione “gatti come animali domestici” ci sarebbe da fare un discorso a parte (su cui magari scriverò qualcosa nei prossimi giorni), rimane aperta la questione “come aiutare un carnivoro?”. Ecco, la carne artificiale mi sembra una bellissima risposta. Pensiamo anche ai rifugi, ai Cras, alle cliniche veterinarie che hanno necessità di tenere a disposizione grossi quantitativi di carne per nutrire i loro pazienti. Tempo fa inoltre ho avuto modo di raccogliere le testimonianze di una persona vegana e antispecista che per un periodo ha fatto volontariato presso un Cras e ha smesso perché non se la sentiva più di dare pulcini congelati in pasto ai rapaci.
Ovviamente da antispecisti è giusto che includiamo nella nostra considerazione morale tutti gli animali bisognosi di aiuto, carnivori compresi, ma non è giusto che per aiutarli si approfitti dello sfruttamento e uccisione di altri animali. La carne coltivata secondo me ovvierebbe a questo enorme dilemma morale.
Ciao Rita,
L’aspetto della carne artificiale che sottolinei è davvero interessante e potrebbe essere l’unico realmente positivo e percorribile dal punto di vista vegano e antispecista.
Nutrire gli Animali carnivori (che dunque non hanno scelta nella loro dieta al di fuori della carne) che si trovano per i più disparati motivi sotto la nostra responsabilità, ci solleverebbe realmente dal pesante dilemma morale a cui fai riferimento. Dunque in un solo colpo la carne artificiale potrebbe contribuire a risparmiare la vita di molti Animali e a risolvere questa grande contraddizione.
Grazie di cuore per questa tua considerazione che di sicuro potrebbe divenire un ulteriore scenario futuro (questa volta positivo) da tenere presente.
Sono d’accordo su quanto riporta l’articolo. Questo tipo di carne potrebbe però essere usata per coloro che della carne non possono fare a meno: animali carnivori curati dagli esseri umani ed esseri umani che non riescono proprio a fare a meno della carne. Penso a certe persone anziane che la vedono come una droga quotidiana: se non mangiano la carne, la loro vita sembra incompleta. Sradicare certe abitudini a 80-90 anni è pressoché impossibile.
Cara Paola,
Certamente i casi particolari ed estremi ci sono sempre e devono essere tenuti in considerazione. Per quanto riguarda gli Animali carnivori la posizione di Rita Ciatti è assolutamente condivisibile e interessante. In generale il problema non sono certo gli Umani novantenni che ormai non potranno o vorranno più cambiare, ma la popolazione umana più giovane che è nata e cresciuta con il mito della carne e non vuole farne a meno. Per quella (per noi) non ci sono scuse.
Ciao Adriano. Le tue considerazioni sono molto interessanti ed è giusto discernere su quanto potrebbe accadere con l’avvento della carne artificiale. Poi però, essendo noi vegani antispecisti, direi che dovremmo elaborare forme di attivismo che accogliendo la carne artificiale, riportino comunque al grande pubblico che appoggiamo questa alternativa poiché non include l’enorme sofferenza che infliggiamo agli altri animali. Riportare sempre quindi l’argomento crudeltà verso gli altri animali e quindi pian piano creare sempre più coscienza. La maggior parte delle persone sono pigre, non rinunciano alla carne solo perché dovrebbero rivoluzionare il loro modo di fare la spesa, cucinare, rinunciare a “ciò che è sempre stato fatto” come il mainstream racconta. Tutte queste persone sarebbero contente di poter continuare a mangiare come si “è sempre fatto” pur non causando crudeltà. Mi vengono in mente molti epiteti per queste persone ma preferisco lasciar perdere. Questa innovazione potrebbe far uscire miliardi di animali dagli allevamenti. Pensiamo ai polli. Oggi 60 miliardi di individui vengono brutalizzati e uccisi ogni anno. E il pollo sarebbe il primo individuo ad uscire dalla catena di smontaggio. Ragioniamo per INDIVIDUI non per “carne”. Quindi direi di focalizzare le nostre discussioni su “come” continuare a fare attivismo in favore degli animali ricordando alle persone la crudeltà insita nella produzione di carne “naturale” e nel contempo continuando ad affermare che “non abbiamo bisogno di mangiare animali o le loro carni, anche se artificiali, per vivere bene e in salute”. Insomma ben venga il dibattito sul fatto che questa innovazione sia o meno da appoggiare da parte di noi vegani e antispecisti ma, a questo punto, visto che la carne artificiale arriverà comunque e presto, direi di andare oltre.
Ciao Marina,
Grazie per il tuo commento.
La carne artificiale come idea nasce da posizioni diverse da quelle animaliste. Chi ha realmente a cuore il diritto alla vita e alla libertà degli altri Animali, semplicemente non se ne ciba, senza ricorrere all’ausilio di nuovi prodotti altamente tecnologici. La carne artificiale dunque non nasce per questo scopo, ma per altri.
Detto questo, dato che viene coinvolto direttamente l’allevamento degli Animali, è giusto che i nostri ambienti se ne occupino. Certamente se prenderà piede sarà nostro compito intervenire per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragedia animale, tenendo anche in considerazione questa nuova tipologia di cibo. E’ quindi opportuno capire se l’argomento “carne artificiale” ci riguarda come persone umane vegane e antispeciste (ossia può diventare un “nostro” argomento), o ci interessa solo indirettamente perché coinvolge la zootecnia.
Dunque la tua posizione sul “come” fare attivismo se e quando la carne artificiale sarà una realtà consolidata, è importante ed è condivisibile. Ora siamo ancora alle prime battute e ritengo che proprio per comprendere “come” si farà attivismo in futuro, sia necessario avere la mente sufficientemente aperta per analizzare il nuovo fenomeno della carne artificiale senza erigere le solite barricate (pro o contro) capaci solo di annichilire un sano confronto.
“Ragionare per individui” è il tipico approccio vegano e antispecista e non possiamo avere altro modo di procedere. Non è possibile però come dici tu “andare oltre” in questo momento, perché lo si potrebbe fare solo avendo analizzato seriamente ciò di cui stiamo parlando e questo in tutta evidenza non è ancora avvenuto. Spero dunque che questo piccolo contributo possa essere d’aiuto per avviare finalmente un confronto sul tema.
Sono d’accordo con l’autore dell’articolo. Tuttavia, dobbiamo considerare gli altri umani, purtroppo. Quindi la carne artificiale è un risvolto positivo. Non IL risvolto che ci aspettavamo, ma è più di qualcosa. Infatti, il governo italiano, ideologico, ha messo le mani avanti. Se guardiamo i numeri, potenzialmente ridurrebbe molta sofferenza animale. Certo, come correttamente scritto da Adriano, non cambia la percezione di superiorità Uomo-Animale e comunque ci sarebbero degli allevamenti “tradizionali”. Però sappiamo che niente cambia radicalmente in pochi istanti. Utopisticamente, chi mangerà carne sarà alla pari di un pedofilo, in un futuro lontano. Come successe nell’Antica Grecia con alcuni comportamenti tra uomo e uomo. Tornando alla carne artificiale, non possiamo dire che non ci riguarda. Il sistema capitalista, il quale non piace neanche a me, non è antivegano per definizione.
Ciao Matteo,
La carne artificiale potenzialmente ha di certo un risvolto positivo per gli Animali ad oggi sfruttati nella zootecnia. Bisogna capire se tale risvolto si realizzerà e se invece non se ne realizzeranno altri non positivi. Stiamo parlando di un fenomeno complesso che ancora non possiamo comprendere completamente, serve studiarlo a fondo per non commettere errori gravi.
Se chi mangerà carne in un ipotetico futuro sarà considerato un criminale, lo si dovrà solo ed esclusivamente al progresso morale che avrà compiuto la società umana e non certo ai nuovi ritrovati tecnologici che invece rallentano – e di molto – l’evoluzione della coscienza individuale e collettiva.
Il sistema capitalista è chiaramente neutro verso ogni istanza ideologica o morale, il suo intento non è certo questo, lo testimonia il fatto che in passato si commerciava legalmente in schiavi umani, ora lo si fa legalmente solo con quelli non umani, ma il concetto non cambia affatto. Per questo dobbiamo farci i conti, dato che anche noi persone umane vegane – nostro malgrado – facciamo parte di questa società.
La carne artificiale rafforza il falso mito che della carne non si possa fare a meno, così che l’essere umano non se ne sbarazzerà mai più. I nostri più lontani antenati erano frugivori, l’essere umano si è adattato nel corso dell’evoluziome a consumare piccoli quantitativi di carne, oggi siamo agli eccessi, e da ciò ne conseguono le tante malattie degenerative. Nulla cambierà da questo punto di vista neppure con la carne artificiale, che sempre carne è. Un’altra riflessione è che storicamente le popolazioni più pacifiche ed evolute dal punto di vista spirituale siano state quelle di tradizione vegetariana, al contrario di quelle occidentali, materialiste e guerrafondaie, grandi consumatrici di carne. Anche da questo punto di vista la carne artificiale non aiuterà al progresso morale dell’essere umano. Penso che come attivisti dovremmo continuare a sostenere il veganismo che si oppone al concetto del dominare la natura, e che ci ha portato a distruggere un pianeta e arrecare tanta sofferenza.
Ciao Massimo,
Infatti il concetto che la società specista ha della carne (qualunque essa sia) non potrà che uscirne rafforzato (e questo è in effetti un danno enorme per la causa).
Ciò che come persone umane vegane e antispeciste dobbiamo fare è spezzare questa narrativa e fare in modo che il corpo degli Animali non venga più percepito come una risorsa per noi Umani, dunque è chiaro che appoggiare la diffusione della carne artificiale non è da ritenersi una posizione compatibile con quella vegane e antispecista.
Fai bene a rimarcare le nostre origini più remote (che poi sono quelle che coprono il periodo temporale maggiore di tutta la nostra storia di specie), e non solo quelle a partire dal neolitico in poi, come da sempre ci inculcano. A questo proposito si può ricordare un libro importante sull’argomento: “Evoluzione e alimentazione: il cammino dell’uomo” di Carlo Consiglio & Vincenzino Siani, Editore Bollati Boringhieri, Torino, 2003.
A prescindere da possibili benefici utilitaristici, la carne artificiale certamente non aiuterà il progresso morale della nostra società necessario per condurla su binari non specisti.
“Penso che come attivisti dovremmo continuare a sostenere il veganismo che si oppone al concetto del dominare la natura, e che ci ha portato a distruggere un pianeta e arrecare tanta sofferenza” pienamente d’accordo.
Non sono d’accordo. O almeno non lo sono per quanto riguarda la diminuzione della sofferenza animale. 9 anni vegano e attivista, di allevamenti ne ho visti a decine. Siamo realisti: spingo anche io per il veganismo ma sappiamo perfettamente che non si potrà (sicuramente non a breve) veganizzare tutto il mondo per questo sono convinto che la carne coltivata è l’unica soluzione a breve termine. Il ragionamento che faccio è molto semplice: se il 10,20 o 30 % delle persone che non intendono rinunciare alla carne si nutrisse di carne coltivata quella percentuale inciderebbe sul consumo di animali, sugli allevatori che subirebbero danni economici e di conseguenza sugli allevamenti.
Ciao Riccardo,
Grazie per il tuo commento. La tua posizione è del tutto comprensibile: in qualità di persone umane vegane non possiamo in alcun modo rimanere indifferenti alla sofferenza animale, anche solo un Animali sottratto ad essa è una vittoria enorme. Certamente abbiamo l’obbligo di considerare la situazione e di adeguarci, cercando di ottenere dei risultati nel breve periodo, ma questo non deve danneggiare la causa che è e rimane quella della liberazione animale. Parliamo di sofferenza animale ed è giustissimo che sia così, ma il nostro focus è la liberazione animale e questa è la via che dobbiamo percorrere. E’ la condizione in cui si trovano gli Animali (in cui li abbiamo costretti) che li fa soffrire, per questo dobbiamo batterci perché la loro condizione cambi e questo non è un risultato che si potrà ottenere nell’immediato. L’obiettivo antispecista è la fine dello specismo, la fine della schiavitù animale, non la fine della sofferenza. Parlare “solo” di sofferenza potrebbe essere un’arma a doppio taglio: la scienza potrebbe giungere facilmente alla creazione di Animali incapaci di provare sofferenza (fisica e psicologica) e tutte le nostre istanze cadrebbero nel vuoto. Ciò di cui invece hanno bisogno gli Animali è la liberazione dal nostro dominio.
Dunque tornando all’argomento dell’articolo il punto è: davvero la carne artificiale sarà una soluzione? E a prescindere da ciò, davvero il veganismo e l’antispecismo se ne dovrebbero occupare?