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Interessante testo francese di Pierre Sigler sulle possibili strategie del movimento animalista. Nel testo si affrontano questioni di sicuro interesse e si suggeriscono soluzioni che vanno in direzioni chiaramente opposte a quelle percorse dalla maggior parte delle associazioni animaliste in questi anni. Con semplici esempi si dimostra quanto l’idea del veganismo a qualunque costo e per qualunque motivo, sia sbagliata e controproducente. Del resto, però, si evince dal testo un pesante limite dovuto al fatto che ancora si avanza una richiesta di abolizione dello sfruttamento animale. Il concetto di abolizione prefigura un referente istituzionale e/o politico a cui rivolgersi per chiedere un intervento abolizionista – legittimando il suo ruolo e l’attuale struttura gerarchica di controllo e governo della società umana – e un impianto legislativo da far osservare (con la forza): nulla di tutto ciò è accettabile in una prospettiva rivoluzionaria antispecista che intende cambiare profondamente la società umana.

Animalismo Antispecismo Veganismo


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salt
Si fa un gran parlare di Diritti animali, spesso a sproposito, mentre presumibilmente se ne è perso il significato originario e la storia. Ma chi inventò la locuzione Animal Rights? Chi cominciò per primo a considerare i diritti animali, e non come mera  derivazione ma come radice stessa dei diritti  di tutti i viventi, Umani compresi? Fu il saggista inglese Henry S. Salt ( 1851-1939 ), esponente di spicco della Vegetarian Society, insieme agli amici G.B. Shaw e  M. Gandhi.

Animalismo Antispecismo


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Le citazioni riportate di seguito sono liberamente tratte da una lettera inviata da Paola Re (che ringraziamo pubblicamente) in occasione della strage di agnelli a causa delle feste pasquali.
Buona lettura.


Il premio Nobel Salvatore Quasimodo, che nelle sue poesie racconta l’orrore della guerra, sa che la sofferenza che essa comporta non si limita agli esseri umani. Ne è prova la sua poesia: “O miei dolci animali”, facente parte della raccolta “Giorno dopo giorno”. Ogni anno, nel periodo antecedente la Pasqua, mi torna in mente un’altra sua poesia della stessa raccolta: “Alle fronde dei salici”. Per indicare il pianto dei bambini nel clima di terrore e di oppressione, Quasimodo scrive “il lamento d’agnello dei fanciulli” e ha ragione perché bambini e agnelli hanno un pianto simile e sono entrambi simbolo di innocenza e sacrificio. Sono cuccioli: gli uni umani, gli altri non umani.

Animalismo Veganismo


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Ogni percorso finito ha un suo punto di partenza ed un suo arrivo. Non fa eccezione la filosofia antispecista che come punto di arrivo ha la liberazione animale (umana e non) e di conseguenza una nuova società  umana libera, solidale ed egualitaria. Disquisire sul percorso e sul suo arrivo è già  un esercizio arduo, ma risulta impossibile se viene a mancare un requisito fondamentale: una partenza comune. Fuor di metafora ci preme come redazione della Veganzetta affrontare il tema delle radici comuni del pensiero antispecista, radici assai complesse e variegate, ciò perché senza una solida base da cui partire ogni sforzo per avanzare risulterebbe vano, e quanto sta accadendo, e quanto è accaduto di recente, lo dimostra.
Individuare un’unica origine generatrice dell’antispecismo non è possibile, proprio per il fatto che risulta chiara una sorte di commistione tra diverse anime e visioni a volte tra di loro anche poco compatibili. Storicamente si può ricondurre la nascita ufficiale del pensiero antispecista agli anni ’70 del secolo scorso, e precisamente al 1970 quando Richard D. Ryder, uno psicologo inglese, conia il termine “specismo”1. Analizziamo però una considerazione dalla quale si è evoluto molto del sentire comune antispecista:

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