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Lavorando in incognito in un macello
Un’intervista con Timothy Pachirat
Fonte: Boingboing.net
Intervista di: Avi Solomon
Traduzione: Il neurone proteso
“In inverno, alcuni maiali arrivano congelati per aver viaggiato vicino alle pareti del camion. Gli legano una catena addosso e li tirano fuori di forza, talvolta strappandogli la pelle che resta attaccata al metallo. Può essere che siano ancora vivi, ma i lavoranti li gettano sulla pila dei morti. Tanto moriranno, prima o poi”.
Stralci della notizia pubblicata su Rabble.ca
E’ iniziato alle 8:00 di una grigia mattinata di giovedì (6 novembre 2014, N.d.R.), davanti al St. Helen’s Meat Packers, un mattatoio nella zona ovest di Toronto.
Con un atto di disobbedienza civile passiva, sei attivisti hanno occupato la strada per impedire ai camion di consegnare le Mucche alla struttura. Sessantacinque o settanta altri attivisti erano presenti in segno di solidarietà.
Un bellissimo testo di Elisée Reclus risalente al 1901 e di straordinaria attualità, che ci invita a riflettere sul macello quotidiano che la nostra società violenta impone: buona lettura
Tratto da: Elisée Reclus, Natura e società. Scritti di geografia sovversiva, a cura di John P. Clark, Elèuthera, Milano 1999
Uomini di grandissimo valore, igienisti e biologi, hanno studiato così a fondo i problemi relativi all’alimentazione abituale che mi guarderei bene dal dare prova d’incompetenza esprimendo la mia opinione sull’alimentazione animale e vegetale. A ciascuno il suo mestiere. Non essendo né chimico né medico, non parlerò né dell’azoto né dell’albumina; non riprodurrò i dosaggi forniti dagli analisti; mi limiterò semplicemente a riferire le mie impressioni personali, che sicuramente coincideranno con quelle di molti vegetariani.
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