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La nostra attuale società ha fatto della classificazione uno degli strumenti principali nella riformulazione della realtà percepita. Molto spesso la finalità di tale organizzazione delle cose e dei concetti risponde alle necessità dell’industria, del mercato, della comunicazione o… dell’occultamento della realtà. Non che vi sia una volontaria cospirazione in questo senso, ma pare che vi sia una sorta di meccanismo, di collegamento, tra necessità pratiche e modificazione della percezione della realtà. Ad esempio il termine “bistecca” che per molti richiama visioni di succulenti banchetti, cela però la sua origine violenta, non corrisponde nell’immaginario popolare alla realtà , ma ne crea un’altra fittizia ed alternativa (solo di natura gastronomica), etimologicamente sarebbe più corretto dire: “fetta di carne di bove” come recita la radice etimologica beefsteak, o meglio “parte del cadavere di una Mucca sgozzata appositamente”.

Recentemente Il Corriere della Sera ha pubblicato un curioso articolo dal titolo: “La nuova moda estiva: i “vegansessuali””, il testo riportava i risultati di una ricerca condotta da Annie Potts, direttrice del New Zealand Centre for Human and Animal Studies dell’università di Canterbury, che mediante l’intervista di 157 persone vegane è giunta a delle conclusioni a suo dire “l’hanno lasciata di stucco”.
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