NOmattatoio: resoconto di un presidio internazionale


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Grosseto2

Riceviamo e con piacere pubblichiamo il resoconto di NOmattatoio del primo presidio internazionale contro l’ingiustizia dello sfruttamento degli altri Animali, a seguire una galleria fotografica.


Sabato 2 aprile ha avuto luogo il 17° presidio NOmattatoio a Roma, organizzato, questa volta, in contemporanea con le altre città italiane che hanno aderito alla campagna, con sedici città tedesche e con Toronto.
Un evento quindi di rilevanza internazionale che ha visto centinaia di persone umane scendere in piazza e in prossimità dei mattatoi per protestare contro l’ingiustizia dello sfruttamento degli altri Animali.
A Roma eravamo circa una settantina di partecipanti ed è stato un presidio emotivamente molto pesante in quanto sono passati diversi camion contenenti Animali: camion a doppio rimorchio, alti quattro piani. Quattro piani di corpi stipati, visibilmente sofferenti, con la bava alla bocca per il terrore, la sete, il trauma di essere deportati coercitivamente. Abbiamo documentato con foto e video questi viaggi della morte per cercare di rendere visibili degli individui la cui esistenza è nota alle persone umane ma – in quanto referenti assenti – senza nulla sapere del loro mondo, di come hanno vissuto, delle loro esigenze etologiche, delle loro percezioni cognitive.
Due cose: sin dal presidio precedente abbiamo constatato l’aumento del numero di camion, così come le dimensioni, che entrano al mattatoio di Roma. Un mattatoio che era in via di chiusura per mancanza di fondi, ma che di recente ha ricevuto un milione e mezzo di euro da Roma Capitale per riavviare l’attività. Denaro pubblico, di tutti i cittadini romani, compresi coloro che lottano per la chiusura di lager come questi. I fondi sono stati ottenuti sulla falsa rivendicazione della macellazione di carne d’agnello DOP, anche se in realtà, come da noi documentato tante volte, lì dentro vengono macellati agnelli che provengono anche dall’estero, in particolare dai paesi dell’Est Europa. Non che faccia differenza per noi: sempre di individui senzienti si tratta, ma ci disturba la menzogna e l’accaparramento di denaro pubblico.
Inoltre, in particolare sabato scorso, abbiamo notato un aumento di aggressività verbale da parte dei passanti dentro le auto. Moltissimi ci hanno inveito contro e rivolto parole offensive, definendoci esaltati, fanatici e asserendo che vorremmo privare le persone della libertà di mangiare carne. Ovviamente andrebbe risposto in maniera articolata, ma in genere questi passanti si pronunciano, vigliaccamente, solo nel momento in cui sta per scattare il verde, quindi filano via con la macchina in fretta e furia, sgommando. Ci hanno detto “zoccole”. A dimostrazione di quanto sessismo e specismo siano legati a doppio filo. Non potendo argomentare adeguatamente, in genere preferiamo non raccogliere queste provocazioni.
La nostra opinione è che i toni si siano fatti più accesi, da parte dei carnisti, anche per via delle tante trasmissioni televisive in cui di recente si è parlato del veganismo; o meglio, si è messo in scena un ridicolo teatrino tra i vegani e i carnivori (sic!), come se si trattasse di due fazioni in lotta per vincere il campionato. Su come i media stiano trattando la questione magari approfondiremo in altra sede, qui ci basta dire che purtroppo gli slogan da stadio non aiutano certo a comprendere la questione antispecista, ma la banalizzano, la snaturano e semplificano in maniera davvero pericolosa. In aggiunta al fatto che è proprio il mezzo TV, per sua natura, a semplificare la complessità del reale, distorcendo e strumentalizzando una questione importantissima che dovrebbe riguardare tutta la società civile. Una semplificazione pericolosa per quei soggetti di cui, volenti o nolenti, ci facciamo portavoce e che vorremmo liberare dal giogo della schiavitù. Soggetti che, purtroppo, ancora una volta vengono relegati in secondo piano per dare spazio ad argomentazioni salutistiche o comunque indirette, riducendo il tutto a una mera questione alimentare. Di conseguenza è ovvio che le persone ci accusino di volerle privare della libertà di scelta e questo accade perché nel momento in cui si accenna, anche solo terminologicamente, a un prodotto, ossia la carne, anziché agli individui cui apparteneva quella carne, ci si sposta dal fulcro della questione.

Crediamo sia urgente ribadire che il nostro non è il movimento di chi vuole imporre una dieta o di chi ama gli Animali, ma di chi lotta per la giustizia sociale e la fine di ogni dominio su ogni individuo senziente, a prescindere da etnia, specie o genere di appartenenza. La nostra è una lotta per la rivendicazione della fine di ogni dominio sui corpi, esattamente come un tempo lo è stata quella per porre fine alla schiavitù del popolo africano.

Anche nelle altre città italiane c’è stata una buona partecipazione. Le organizzatrici di NOmattatoio Lombardia hanno messo in piedi il presidio davanti a una rinomata azienda italiana che da anni lucra sulla pelle degli Animali: la Citterio. Inoltre sono state raggiunte e intervistate da due registi che stanno girando un documentario sulla questione animale, focalizzando il tema della radicale messa in discussione dell’antropocentrismo.

Anche gli attivisti di NOmattatoio Abruzzo/Marche hanno scelto di protestare di fronte a una nota azienda: la Amadori. Oltre al sostegno di tanti passanti, il TG locale ha parlato dell’iniziativa.

A Genova l’evento si è svolto invece in una delle piazze centrali e ha visto la partecipazione di tantissimi attivisti provenienti da svariate altre città e Regioni. Oltre alla dimostrazione scenica, ci sono state letture, discorsi e volantinaggio.

La persona che è stata in contatto con gli attivisti tedeschi – Monica Parisi che ringraziamo anche per le traduzioni – ci ha riferito che anche i presidi in Germania sono andati molto bene, per di più si sono volti nell’arco di tre giorni, anche con veglie notturne. Riportiamo qui di seguito la traduzione dei brevi resoconti da alcune delle città:

Uberlingen, attivisti del gruppo Bodensee Aktiv Gruppe: “abbiamo avuto un presidio durissimo, uno dei più duri fino ad oggi. Quando siamo arrivati, alle 6 di mattina, abbiamo visto e sentito i Maiali, sdraiati, vivi. Li abbiamo sentiti gridare per ore.
Abbiamo visto passarci accanto camion e camion che trasportavano Bovini. Uno dopo l’altro, tantissimi.
Vedevamo i Bovini che imploravano, gli occhi pieni di paura, attraverso le sbarre. Li vedevamo opporsi alla discesa dai camion e sentivamo continuamente, le terribili grida dei Maiali, gridavano sempre più forte. Dopo si sono aggiunte anche i muggiti delle Mucche. Alla fine i macellai hanno fatto parcheggiare un grosso camion, in modo che noi non potessimo più vedere ciò che stava accadendo. Nonostante ciò riuscivamo ugualmente a vedere.
I lavoratori del mattatoio ci urlavano contro, alcuni di noi sono stati colpiti da potenti getti d’acqua degli idranti nel tentativo di essere allontanati. Erano presenti due giornalisti, anche la radio e la TV. E ci hanno appoggiato, dandoci il loro sostegno, Vebu Sigmaringer e la Tierschutzallianz BW.
L’unica cosa positiva è stata la conversazione con il veterinario che ci ha raccontato, come d’obbligo, la sua opinione e quella della legge per quanto riguarda i macelli. In alcuni momenti gli attivisti hanno pianto dallo sgomento, altri stavano in silenzio, alcuni si son dovuti ritirare in disparte per un po’.
Siamo stati in tensione durante tutte queste tre ore e nessuno di noi le dimenticherà mai, non dimenticheremo mai quello che abbiamo visto lì, quello che abbiamo vissuto. Speriamo di riuscire a metabolizzare il tutto. Oggi in TV e su due giornali apparirà un servizio sul presidio.”

Erlangen: “Ieri abbiamo fatto una veglia cui hanno partecipato 35 manifestanti. È stata una dimostrazione pacifica e significativa e crediamo che il nostro messaggio sia giunto a molte persone. Le reazioni degli automobilisti di passaggio sono state prevalentemente positive. Due donne che si son trovate a passare di lì hanno deciso di fermarsi e unirsi a noi”.

Scrive Claudia da Süchteln “Oggi eravamo in un mattatoio che macella solo Bovini. Ovunque si sentiva odore di sangue, morte, escrementi”.

E a seguire il resoconto del presidio di Toronto, organizzato da Anita Krajnc e il gruppo The Save Movement (Toronto Pig Save e Toronto Cow Save). Ricordiamo che in Canada ci sono mattatoi specializzati per ogni specie: alcuni macellano solo Maiali, altri solo Bovini, altri ancora solo Polli e Galline:

“Oggi abbiamo organizzato un sit-in nella parte nord-ovest di Toronto, su strada, in un punto di intersezione con tre mattatoi. Abbiamo distribuito centinaia di volantini ed esibito cartelloni informativi sulla nostra protesta. Poi abbiamo marciato fino ad arrivare in un’area in cui macellano i Polli, che è poco distante da un supermercato di zona molto frequentato. Le persone che vanno a fare la spesa lì non immaginano nemmeno che a poca distanza vi sia un mattatoio e che il Pollo che stanno comprando è stato ucciso a pochi metri da loro. Se vedessero con i loro occhi sicuramente si renderebbero conto dell’enorme ingiustizia cui stanno prendendo parte e che stanno sostenendo con i loro acquisti. Il nostro scopo quindi è stato proprio quello di informare le persone su quanto stava avvenendo a pochi metri da loro, per responsabilizzarle e sensibilizzarle. Cercavamo di mettere in luce ciò che è volutamente tenuto nascosto”.

In conclusione, siamo molto soddisfatte di esser riuscite a unire le città italiane che hanno aderito a NOmattatoio con altre realtà di diversi Paesi e speriamo che si realizzino sempre più spesso iniziative transnazionali come queste.

Il prossimo presidio NOmattatoio a Roma sarà sicuramente a maggio, ma altre città, come quelle dell’Abruzzo/Marche organizzeranno banchetti probabilmente anche nelle settimane prossime.

Grazie sempre a tutte le persone umane attiviste per l’impegno e la partecipazione.
Thank you Germany and Thank you Toronto, we are one in the struggle.
Uniti nella lotta. Per una società più giusta e libera per tutti.

NOmattatoio
www.nomattatoio.org 



Galleria fotografica fornita da NOmattatoio


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7 Commenti
  1. Paola Re ha scritto:

    Ricevere “un milione e mezzo di euro da Roma Capitale per riavviare l’attività” è una cosa che si stenta a credere. A prescindere dal fatto che questi crimini legalizzati dovrebbero cessare indipendentemente dai finanziamenti che ricevono, è chiaro che gli affari sono affari e non ci si aspetta che un mattatoio si tiri indietro davanti a un milione e mezzo di euro. Comunque questa pioggia di soldi su tanta crudeltà andrà affievolendosi, se non per il rispetto della vita degli animli, per la mancanza di soldi: è una ruota di scorta ma per ora è la sola che abbiamo.
    Non che io abbia una gran fiducia nella politica ma tra poco ci sarà il/la nuovo/a Sindaco/a e, dopo tutto ciò che Roma si è dovuta sorbire negli ultimi anni, forse qualche piccolo segnale di cambiamento ci sarà.
    Di Nomattatoio si parla sempre di più quindi credo che non ci si debba perdere d’animo.
    Le offese sessiste di cui parlate sono da mettere in conto: se protesta una donna, di qualsiasi genere sia la protesta, ci si deve aspettare qualche titolo che la colpisca nel suo essere donna. E’ troppo semplice dire “cretina!”. Dire “zoccola” dà più soddisfazione.
    E’ bello vedere che eravate tante donne e anche bambini e bambine. Chissà se qualcuno ha avuto il coraggio di insultare pure loro.
    Coraggio!

    13 Aprile, 2016
    Rispondi
  2. Rita ha scritto:

    Grazie Paola per l’incoraggiamento.
    No, i bambini non li insultano, per fortuna, però qualcuno una volta sotto a una foto sulla pagina ebbe il coraggio di dire che li “strumentalizzeremmo”. Come se trasmettere ai bambini il rispetto dell’altro non fosse un valore meritevole.

    Sì, che il mattatoio di Roma, ma anche tanti allevamenti, circhi ecc., abbia ricevuto denaro pubblico è vergognoso. Dovremmo fare come Thoreau, non pagare le tasse che finanziano simili attività.

    14 Aprile, 2016
    Rispondi
  3. Paola Re ha scritto:

    Noi strumentalizziamo i bambini insegnando il rispetto degli animali. Invece le aziende che producono cibo animale non li sfruttano nella loro pubblicità?
    Ormai non esiste spot di cibo che non abbia un bambino o una bambina come attore e attrice.
    E come chiamano il cibo? Sofficine, sofficette, panatine, rotolini, polpettine, schiacciatine, bastoncini… e via mangiando.
    Avete mai visto un cibo animale per l’infanzia che non abbia un bel nomignolo col diminutivo o il vezzeggiativo? O forse che abbia la forma di una parte del corpo dell’animale? Mai visto. E’ tutto disintegrato in forme simpatiche e stuzzicanti. Altro che mattatoio! Non sanno neppure la definizione di mattatoio.

    14 Aprile, 2016
    Rispondi
    • Rita ha scritto:

      Esatto! E poi in queste pubblicità i bambini compaiono sempre. Insieme a immagini di mucche e maiali felici. Menzogne pure.

      15 Aprile, 2016
      Rispondi
  4. Paola Re ha scritto:

    Sull’infanzia la battaglia da fare è durissima. Se ogni tanto si facesse viva qualche figura professionale competente in psicologia o pedagogia e iniziasse a fare un po’ di rumore sulla questione pubblicità… oppure i cosiddetti garanti per l’infanzia che pare scaldino solo le poltrone su cui sono seduti.
    Mi chiedo come non facciano a vedere quello che vediamo noi. A che cosa serve tanto studio sull’infanzia se poi si dissolve in uno spot che nasconde tanta violenza.
    Ho segnalato tanti spot allo IAP (Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria) pèrchè li ritenevo lesivi dell’immagine dell’infanzia o della donna. O non mi ha risposto o mi ha risposto in modo grottesco. Pure quello è un istituto che non si sa bene come stia in piedi.

    15 Aprile, 2016
    Rispondi
    • Rita ha scritto:

      Già. Bisognerebbe fare delle class action e denunciare in tanti queste pubblicità. Mi par e che Annamaria Manzoni abbia scritto qualcosa in proposito. Sicuramente ne parla nel suo libro “Noi abbiamo un sogno” e descrive come la dissociazione cognitiva si produca anche grazie a queste immagini che da una parte mostrano l’animale vivo e felice che pascola nei prati e dall’altra il suo corpo fatto a pezzi e inscatolato, servito amorevolmente dalla mamma, ormai non più riconducibile all’animale vivo che è stato.
      Però certo che non basta parlarne, bisogna agire e denunciare.

      17 Aprile, 2016
      Rispondi
  5. Paola Re ha scritto:

    Ricordi bene il libro di Annamaria. I libri indubbiamente servono ma ciò che queste aziende fanno coi loro spot dovrebbe essere preso di mira in modo più specifico e denunciato puntando il dito anche sui mezzi di comunicazione che trasmettono certe indecenze. Purtroppo queste aziende fanno piovere soldi sui mezzi di comunicazioni e li alimentano così tanto da essere diventate intoccabili.

    18 Aprile, 2016
    Rispondi

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