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cacciatore di spalle con fucile

La psicologa e psicoterapeuta Annamaria Manzoni invia a Veganzetta un suo testo di recente pubblicato sul web che riguarda alcuni aspetti sociali e psicologici dell’oscena pratica della caccia. Buona lettura.


“Il diritto di uccidere un cervo o una mucca è l’unica cosa sulla quale l’intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose”1

La critica alla caccia non si limita oggi a particolari modi o tempi, ma è globale nel senso che ne mette in discussione la stessa essenza, la sua liceità, tanto che alcune associazioni hanno promosso una raccolta firme, grazie a cui verrà portata in senato una Proposta di Legge per la sua abolizione. Abolizione, non limitazione nel tempo e nello spazio, nel rilascio di autorizzazioni o nel numero delle specie cacciabili. Abolizione, perché nulla di ciò che questa attività comporta può essere considerato accettabile. Proprio come nulla di accettabile può essere rintracciato nelle guerre, quelle alle quali ci eravamo illusi, nel mondo occidentale, di avere posto fine: le avevamo in realtà solo spostate un po’ più in là, in tutti quei paesi da cui è stato semplice fare filtrare solo rare informazioni, facilmente stipabili nel grande magazzino del rimosso. Per poi risvegliarci un giorno dal torpore e prendere atto che i governi, il nostro e gli altri, non avevano mai interrotto una smisurata produzione di armi. Perché, oggi si sentenzia, si vis pacem para bellum: ignorando la replica all’antico enunciato, secondo cui, invece, se vuoi la pace è la pace che devi preparare. Elementare Watson.

Animalismo Lettere a Veganzetta


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Alcune citazioni in ordine sparso del Premio Nobel per la Pace Albert Schweitzer (1875-1965) riguardanti il modo in cui noi Umani dovremmo trattare gli Animali.

La persona etica […] ha cura di non schiacciare nessun insetto. Se in estate sta lavorando con la lampada accesa, egli preferisce tenere la finestra chiusa e respirare aria cattiva piuttosto che vedere gli insetti cadere sul suo tavolo con le ali bruciacchiate. Se cammina per strada dopo la pioggia e vede un lombrico che vi è stato trascinato, egli realizza che se non tornerà al più presto nel terreno in cui può rifugiarsi verrà seccato dal sole, così lo toglierà dalla strada e lo riporterà nell’erba

Animalismo


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Delfino del delfinario Nemo di Odessa con una bandiera ucraina in bocca

Ventottesima parte dell’articolo Anche gli Animali soffrono la guerra


Circa tre anni fa, quando abbiamo inaugurato questa rubrica, ci siamo occupati anche dei Delfini del delfinario Nemo di Odessa (qui www.veganzetta.org/anche-gli-animali-soffrono-la-guerra-4 e qui www.veganzetta.org/anche-gli-animali-soffrono-la-guerra-5). L’invasione russa ha infatti riguardato, almeno inizialmente, proprio quella zona e, dopo i primi attacchi aerei, della sorte dei Delfini non si era saputo più nulla.

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Leoni evacuati dallo zoo di Rafah, 2025

Ventisettesima parte dell’articolo Anche gli Animali soffrono la guerra


Siamo ovviamente perfettamente consapevoli della pulizia etnica che si sta consumando in Palestina, ma su questa rubrica si parla di Animali ed è chiaro che l’onestà intellettuale ci impone anche di fare considerazioni che possono in qualche modo risultare controverse per l’immagine della Palestina.

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