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Troppo spesso parlando di veganismo si pensa solo a un determinato regime alimentare. Il veganismo come pratica coinvolge invece ogni sfera del quotidiano mediante una reinterpretazione critica dei nostri bisogni e delle nostre attività, permettendoci di eliminare (per quanto possibile) ogni pratica crudele. Un caso classico è quello della lana. Spesso chi non è vegano si chiede come mai le persone umane vegane si rifiutano di indossare la lana, di seguito si propone un’interessante e dettagliata indagine su cosa significa nella realtà la produzione della lana per gli Animali.


Fonte: www.vegactu.com/actualite/la-face-cachee-de-la-laine-26894

Un’indagine di Jérôme Henriques

Quando parliamo di sofferenza animale, pochi immaginano di poter includere in questo largo insieme l’attività della produzione di lana. Molti sono i luoghi comuni sull’argomento. Tosare le pecore, è un’attività svolta fin dall’alba dei tempi, ad esempio. E poi, gli animali non soffrono, togliamo loro solo il loro vello, cosa anche vantaggiosa per loro, che gli impedisce di avvertire troppo il caldo in estate.

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«Le considerazioni religiose di Feuerbach si intrecciavano con quelle politiche: egli sottolineava, infatti, il carattere pericolosamente conservatore della religione; in essa, l’uomo tende a diventare schiavo, a sentirsi dipendente da un’entità superiore, e uno schiavo incatenato nel “mondo delle idee” diventa inevitabilmente anche schiavo nella realtà materiale, quasi come se oltre ad essere schiavo di Dio diventasse anche schiavo di un padrone materiale. Ne consegue che la liberazione politica dell’uomo dovrà per Feuerbach passare per l’eliminazione della religione: infatti, solo dopo la scomparsa della religione l’uomo cesserà di essere schiavo di Dio e, successivamente, dei padroni materiali.

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