“Negri” da laboratorio


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Daniela Messina: vittime

Forse alcuni di voi ancora non sanno che lo stesso civile cinismo ammantato di umanitarismo che permette la tortura e la strage continua di migliaia di Animali nei laboratori del mondo, non ha mai considerato le barriere di specie che invece vengono da sempre ostentate quando si parla di diritti Animali. È recente la notizia secondo al quale si è compiuto un atto di infelice egualitarismo utilizzando cavie umane in Nigeria, come emerso da un’inchiesta di Hauke Goos del settimanale tedesco Der Spiegel (riportata su Internazionale, numero 723, pagina XX; le frasi virgolettate sono citazioni dell’articolo stesso).

Sicuramente un fatto del genere, lo sfruttamento di cavie umane inconsapevoli può generare scandalo… un po’ di scandalo, quanto ne può causare una vittima di un paese africano (povero, ignorante, sperduto tra altri milioni di morti per fame, guerra, epidemia…).
Certamente altra cosa sarebbe se le vittime fossero state i figli di Brad Pitt e Angelina Jolie… il meccanismo mediatico è noto oramai, ma la cosa disarmante è che funziona comunque e sempre (una sorta di abdicazione della capacità  di giudizio?).

Ma ecco cosa è accaduto (citiamo direttamente dall’inchiesta giornalistica): “…all’inizio del 1996 la Nigeria fu colpita dalla peggiore epidemia di meningite della storia… secondo l’accusa (vi è in atto un’azione legale, N.d.R.), la Pfizer (statunitense, il più grande gruppo farmaceutico del mondo, N.d.R.) ne avrebbe approfittato per testare un nuovo farmaco ancora privo di autorizzazione. Undici bambini che hanno partecipato ai test sono morti. Alcuni sono diventati sordi o ciechi. Altri ancora hanno subito lesioni permanenti al cervello… L’obiettivo della Pfizer era battere la rivale Bayer con questa novità  (l’antibiotico Trovan, N.d.R.). Ma c’era un problema: la Pfizer doveva ancora realizzare i test necessari per ottenere l’autorizzazione della Food and Drugs Administration, l’ente statunitense che sorveglia il mercato farmaceutico e alimentare. L’epidemia di meningite in Nigeria arrivava proprio al momento giusto”. Così la Pfizer mandò delle squadre mediche in Nigeria per i suoi test su pazienti che non avrebbero fatto tante domande, ma per esserne del tutto sicuri la loro equipe” si era sistemata proprio a fianco della sede di Medici senza Frontiere. I genitori dei bambini malati credevano che quelli della Pfizer fossero collaboratori della organizzazione umanitaria.” Msf protestò e” …la Pfizer si stabilì in un’ala dell’ospedale un po’ più lontana… le tende opache montate alle finestre impedivano la vista all’interno”; le pratiche mediche erano approssimative, un testimone oculare afferma di aver visto un medico della azienda prelevare del liquido cefalorachidiano (si trova tra il cervello e la scatola cranica) da un bambino di quattro anni in quantità tale che il bimbo morì un’ora dopo.

Mutatis mutandis, ritroviamo in questo tragico caso le stesse caratteristiche riscontrabili nella sperimentazione tout-court; sostanzialmente, agli occhi della sperimentazione si tratta sempre e solo di strumenti, non di persone (animali o umane).
Per questo le tesi espresse in supporto a tale pratica sono le stesse: gli esperimenti sono atti umanitari, ovvero basati sull’amore verso il prossimo; il trattamento delle “cavie” è umanitario, ovvero si torturano, feriscono e uccidono degli esseri senzienti cercando di farli soffrire il meno possibile (si badi che questa espressione, vista da un’altra prospettiva, può benissimo significare che la sofferenza è moltissima); tutto viene fatto per un fine altissimo, ovvero il bene dei più (concetto che pare avere sempre presa sull’egoismo umano del “meglio lui di me”, “meglio uno solo che molti, basta che non sia io”); purtroppo ci sono delle vittime (siamo sullo stesso piano della fastidiosa espressione collateral damages) poiché il rischio è connaturato al test, che viene spacciato per indispensabile.
In effetti, tutte queste giustificazioni si basano anche su un presupposto che è dato dialetticamente per implicito e indubitabilmente vero, in altre parole che questi test sono indispensabili (il che non è ovviamente scientificamente certo, al di là  di ogni considerazione etica).

Se con un minimo sforzo ci allontaniamo dagli uffici di public relations delle aziende farmaceutiche e volgiamo l’attenzione alla realtà  dei fatti, il panorama si delinea ben netto: il fine ultimo è il profitto aziendale derivante dalla vendita di un prodotto; le vittime degli esperimenti sono, devono esserlo, degli “altri”, dei “diversi”, privati della loro dignità  intrinseca (Animali, Umani dell’Africa o dei paesi poveri, prigionieri o malati terminali); la dissimulazione ammanta tutto ciò che accade (tramite la pubblicità, le iniziative di solidarietà  sociale, il linguaggio, la segretezza…).
Nel caso specifico: sono state sfruttate ed uccise delle persone umane per commercializzare un prodotto (il Trovan) che non ha nulla di nuovo poiché vi sono già  farmaci simili ed efficaci sul mercato (uno prodotto dalla Bayer e il Rocephin della Hoffmann-La Roche), l’unico problema è che sono prodotti da altre aziende “l’obiettivo della Pfizer era battere la rivale Bayer con questa novità”, insomma i bambini morti o lesionati sono collateral damages della libera concorrenza.

Un fatto come questo va ad aggiungere un tassello di credibilità  ad una tesi che appare sempre più realistica, in altre parole che il sistema-mondo si sta organizzando, anzi quasi auto-organizzando oramai, creando una megastruttura con due poli: nel polo dominante sta il sistema tecnologico/economico/industriale guidato dalla necessità  di autoperpetrarsi in un continuo sviluppo (il profitto altro non è che una “carota” per gli Umani”), dall’altro lato i viventi, vittime indistinte di tale megastruttura (gli Animali nei centri di sterminio chiamati macelli, i danni collaterali delle guerre motivate da obiettivi economici, le vittime degli esperimenti scientifici, gli umani uccisi da carestie negli anni di maggior produzione agricola nella storia del mondo, i lavoratori umani delle cosiddette “morti bianche”, le foreste distrutte con tutte le loro popolazioni animali e umane…).
Cosa attende l’Umanità  per aprire gli occhi?

Andrea Furlan


Articolo pubblicato originariamente nella rivista Veganzetta versione cartacea: Anno II / n° 1 del 31 Gennaio 2008, p. 1
Illustrazione in apertura: “vittime” di Daniela Messina

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