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  1. Claudio ha scritto:

    https://www.youtube.com/watch?v=IqNd5UCMjLQ

    Il 20 agosto 2017 il primatologo e autore di molti libri popolari sul comportamento animale Frans de Waal ha dichiarato in un’intervista di 3 ore in un programma televisivo olandese di mangiare carne. Lo ha ammesso dopo essere stato confrontato con questo fatto dall’intervistatrice Janine Abbring. Ha difeso la sua posizione sostenendo che il consumo di carne fa parte di quello che ha definito “il ciclo di vita naturale”. Allo stesso tempo ha condannato l’industria della carne perché non è rispettosa degli animali.
    Quella che segue è una trascrizione letterale dei passaggi rilevanti.

    Janine Abbring: I risultati di questo tipo di ricerca ti fanno riflettere anche su cosa si può fare con gli animali? Dipende da quanto sono intelligenti?
    Frans de Waal: Il mio lavoro ha, ironicamente, contribuito a far sì che forse non dovremmo usare gli scimpanzé per la ricerca biomedica.

    Frans de Waal: Sono un grande fan degli zoo
    Frans de Waal: per me il problema molto più grande sono gli animali della fattoria. Se vedi un porcile con 1000 maiali e poi visiti uno zoo, allora lo zoo è un paradiso. Ci sono miliardi di animali in agricoltura.

    Janine Abbring: i maiali sono considerati più intelligenti dei cani
    Frans de Waal: Penso che il modo in cui trattiamo gli animali… il test dello specchio non ha molta importanza… Gli animali da allevamento sono un’industria che non tratta bene gli animali e che ha bisogno cambiare.

    Janine Abbring: Ma anche tu mangi carne, vero?
    Frans de Waal: Sì, lo vedo come un problema completamente diverso.
    Janine Abbring: eh? (sorpresa, alza le mani perplessa)
    Frans de Waal: In questo senso sono troppo biologo, nel senso di…
    Janine Abbring: Come si possono separare queste due cose?
    Frans de Waal: Beh, tutta la natura consiste in un ciclo vitale: ci sono animali che mangiano piante, ci sono animali che mangiano animali, ci sono piante che mangiano animali, quando moriamo veniamo mangiati dagli animali. Non riesco a immaginare perché i filosofi, attraverso la loro radicalizzazione, abbiano ridotto il problema di come alleviamo gli animali all’idea che non si può nemmeno mangiare un uovo, per così dire.
    Frans de Waal: Mangiare animali è un problema diverso che allevarli. Quindi dobbiamo assolutamente fare qualcosa riguardo al trattamento, che non va affatto nella giusta direzione e non sembra essere adeguatamente regolamentato. Quindi quello che dovremmo fare probabilmente è ridurre il consumo di carne forse del 50%. E magari con carne vegetale. E trattiamo meglio gli animali che mangiamo. Il pubblico è pronto per questo. Non tutti ovviamente. Penso che almeno un quarto o un terzo del pubblico sia pronto a prestare attenzione a come sono stati trattati gli animali prima di mangiarli. L’industria agricola è molto indisciplinata e pensa solo ai margini di profitto e non ha alcun interesse… perché se visitaste i luoghi dove si produce la carne così spesso come visitate uno zoo vi preoccupereste, ma questo è tutto fatto in un’atmosfera misteriosa. Dobbiamo aprirlo. Dobbiamo rendere le persone più consapevoli di come viene trattato quel pollo prima che arrivi a me.

    Frans de Waal: “Non credo che la scienza risolverà i problemi morali.”
    Janine Abbring: No?
    Frans de Waal: Non penso che come scienziato vi darò delle regole morali. Posso descrivere un sistema morale.
    Frans de Waal: Nemmeno la biologia può darti delle regole.

    Frans de Waal era lo scienziato biologo e primatologo che sosteneva che anche gli animali provano sentimenti, pur continuando a mangiarli, praticando così quella scarsa empatia che invece andava lodando in libri come: “L’età dell’empatia. Lezioni dalla natura per una società più solidale”.
    Invece difese spudoratamente il consumo di carne in generale, con l’argomento, a lungo confutato dai filosofi ( fallacia naturalistica), secondo cui anche gli animali in natura si mangiano tra loro.
    Da quando ciò che fanno gli animali in natura diventa automaticamente legge morale per l’uomo?
    La sua difesa del consumo di carne diventa ancora più incomprensibile se si considera che Frans de Waal sa che l’argomento “gli animali mangiano animali” è una forma di errore naturalistico. Lo menziona addirittura lui stesso nella stessa intervista: “Nemmeno la biologia può darti regole” (vedi trascrizione).
    Nel 2009 ne “L’età dell’empatia” descrive perfettamente questa fallacia logica: “Il problema è che non è possibile derivare gli obiettivi della società dagli obiettivi della natura. Tentare di farlo è noto come errore naturalistico, ovvero l’impossibilità di passare da come sono le cose a come dovrebbero essere. Pertanto, se gli animali dovessero uccidersi a vicenda su larga scala, ciò non significherebbe che dovremmo farlo anche noi, così come non avremmo l’obbligo di vivere in perfetta armonia se gli animali lo facessero. Tutto ciò che la natura può offrire sono informazioni e ispirazione, non prescrizioni”.
    Nel 2013 ne “Il bonobo e l’ateo” (p.290) spiega pazientemente la distinzione tra “è” e “dovrebbe”: “E’ ampiamente accettato in filosofia che non siamo in grado di passare dal modo in cui sono gli esseri umani o gli animali a ideali morali. L’ “essere” è descrittivo, si dice, mentre il “dover essere” è prescrittivo”.
    Nonostante questo anche nella più recente pubblicazione del 2019 “L’ultimo abbraccio – Cosa dicono di noi le emozioni degli animali” ricade nella stessa giustificazione: “Sono troppo biologo per mettere in discussione il ciclo naturale della vita. Ogni animale ha un ruolo nel mangiare o nell’essere mangiato, e noi siamo coinvolti in questo processo da tutti i lati…” (cap.7 Carne e sensibilità).

    11 Aprile, 2024
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    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao Claudio,

      Prima di tutto grazie per il tuo lungo commento contenente la traduzione dell’intervista a de Waal.

      Come giustamente e doverosamente sottolineato in chiusura da Francesco Cortonesi nel suo articolo, de Waal non sfugge all’incredibile incoerenza che molte persone umane (la maggioranza purtroppo) palesano su questo argomento, pur essendo – come de Waal – autrici di ricerche sugli Animali e veicolo di posizioni per molti versi condivisibili, grazie alle loro importanti scoperte. Le risposte fornite da de Waal durante l’intervista sul consumo della carne e le sue posizioni espresse nei libri pubblicati e da te sottolineate, denotano una ferma volontà di separare ciò che è pura teoria, dalle sue inevitabili e coerenti ricadute pratiche (in questo caso negate). Questo esercizio che spesso è solo retorico, è tipico del mondo accademico e della ricerca: come se l’argomento oggetto di studio (per quanto importante o dolorosi possa essere) non debba riguardare i comportamenti e la coscienza di chi lo studia. Nel campo della primatologia celebrità come de Waal, Dian Fossey, Biruté Galdikas, da quanto risulta non hanno mai pensato di diventare vegan, la stessa Jane Goodall (costantemente celebrata in ambito animalista), solo in questi ultimi anni si è dichiarata “praticamente vegana”, definizione che significa tutto e il contrario di tutto. Addirittura Peter Singer non è vegan e in passato ha addotto mille scuse nel tentativo di giustificare la sua posizione (di comodo) di vegetariano.
      Tralasciando per un momento il punto di vista etico della questione e concentrandosi esclusivamente sulla semplice logica delle argomentazioni fornite da de Wall, è palese che si stia arrampicando sugli specchi (esattamente come Singer), ciò dunque rende il tutto ancora più triste e deludente.
      Detto ciò è doveroso considerare che se dovessimo giudicare queste persone umane dal loro comportamento coerente con quello che hanno scoperto, studiato, scritto e pensato, probabilmente se ne salverebbero pochissime (per esempio Tom Regan). Il nostro compito invece è recepire ed elaborare il sapere umano, per trarne ciò che di buono e utile c’è ai fini della liberazione animale, filtrando il tutto attraverso la nostra morale.
      Nel caso specifico de Waal come persona umana non è chiaramente all’altezza delle scoperte che ha fatto in campo scientifico (scoperte molto utili per comprendere l’enorme sofferenza dei Primati detenuti negli zoo e usati per esperimenti scientifici), dunque il giudizio che si potrà avere nei suoi riguardi come soggetto non è certo positivo, ma questo non esclude che si possano considerare le sue scoperte e utilizzarle a favore delle nostre istanze antispeciste. In conclusione l’articolo pubblicato ricorda la figura di de Waal come primatologo e non certo di de Waal come Umano.

      12 Aprile, 2024
      Rispondi
  2. Claudio ha scritto:

    Ciao Adriano, grazie per le tue osservazioni.
    La posizione di Frans de Waal per quanto riguarda il relazionarsi con gli Animali da reddito è di tipo welfarista, che è poi l’approccio più diffuso tra la popolazione. Riconoscere ed aver studiato che gli Animali non umani sono capaci di provare emozioni ha solo confermato in lui la necessità di occuparsi del benessere animale nella misura dell’evitare inutili sofferenze e pratiche crudeli, mentre non è stata mai messa in discussione la legittimità morale dello sfruttamento animale.

    Rimane latente il paradosso della carne con la sua tensione irrisolta tra rispetto per gli Animali, esseri senzienti in grado di provare emozioni, e il piacere derivato dal consumo dei loro corpi.
    “Se abbiamo bisogno di mangiare carne è una questione a parte per me, poiché penso che siamo abbastanza intelligenti da trovare modi per ottenere i nutrienti di cui abbiamo bisogno senza carne. Non sembra una necessità rigorosa. Io stesso mi piace e mangio carne.”

    Frans de Waal riconoscendo l’incoerenza delle sue azioni oltre all’autogiustificazione su base evoluzionistica promuove determinate strategie di consumo (allevamenti non intensivi) o spera in tecnologie future (carne coltivata) in grado di ridurre/eliminare la sofferenza.
    Questo gli permetterebbe di superare ciò che lui definisce “dilemma etico”, sbagliando, dato che il conflitto tra sapore e gusto nel mangiare carne e sofferenza e morte animale non mette in contrapposizione due imperativi morali (etici).

    Frans de Waal sorprendentemente non ha risparmiato attacchi gratuiti a vegetariani, vegani e attivisti per i diritti animali [1] ovvero coloro che sono andati ben oltre i suoi “imperfetti” tentativi di ridurre il consumo di carne.
    Invece di perseverare nelle sue posizioni ambivalenti in un mix confuso di argomenti contraddittori avrebbe potuto ispirare migliaia di persone a cambiare paradigma, contribuendo così a salvare milioni di Animali da un destino ignobile.

    [1]
    “Questo è l’aspetto più ironico del rifiuto morale dei vegetariani: l’evoluzione del senso umano di giustizia, reciprocità e solidarietà è probabilmente intrisa del sangue delle nostre prede.”

    “Ma i vegani commettono un altro grosso errore. La psicologa americana Melanie Joy sostiene che i mangiatori di carne animale siano aggressivi.”
    “I vegani dimenticano anche che gli esseri umani erano (e sono tuttora) cacciatori-raccoglitori e che gli scimpanzé mangiano altrettanto carne”.
    (Psychology Magazine , 1 novembre 2013

    “Tuttavia ammiro lo sforzo [dei vegetariani] e mi sono unito ad esso, nel mio modo imperfetto e non dogmatico, bandendo praticamente tutta la carne di mammifero dalla cucina della mia famiglia.”
    “Considero il perseguimento di questi obiettivi come un imperativo morale che, però, sarà più facile da raggiungere se riconosceremo onestamente da dove veniamo invece di raccontarci la favoletta, che spesso si sente di questi tempi, che siamo fatti per essere vegani. Non è così.” (L’ultimo abbraccio – 2018)

    “Non mi piace l’idea che si debbano trattare gli animali allo stesso modo delle persone. Ci sono attivisti per i diritti degli animali che credono che non dovrei mangiare coniglio. Ma perché va bene che una volpe mangi un coniglio?” (intervista 2007)

    “[…]da qui a dire che l’unico modo di assicurargli [agli animali] un trattamento decente è dar loro diritti e avvocati, c’è un bel salto.”
    “Questa è la ragione per cui il vergognoso paragone fra il movimento per i diritti degli animali e quello per l’abolizione della schiavitù, oltre a essere offensivo, è anche sbagliato sul piano morale: gli schiavi possono e devono diventare membri effettivi della società, gli animali non possono e non lo diventeranno mai.” “Primati e Filosofi – Evoluzione e moralità (2006)” pag. 100 Appendice C – I diritti degli animali

    18 Aprile, 2024
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao Claudio,

      Ancora grazie per il tuo contributo molto interessante alla discussione.
      Sarebbe davvero bello che ogni commento su Veganzetta offrisse un livello di approfondimento come questi tuoi.
      Ad ogni modo, il concetto di fondo espresso in precedenza non cambia. Cerco quindi di riformulare il precedente commento per maggiore chiarezza.

      Ciò che riporti con dovizia di particolari sulle affermazioni di de Waal dipingono un quadro sconfortante sull’uomo de Waal e sulle sue incoerenti e puerili scuse necessarie per non fare i conti con le sue scoperte come scienziato e per maturare sul piano morale. Leggendo le frasi da te evidenziate, è chiaro che non si possa giustificare in alcun modo la sua posizione (per alcuni versi addirittura ridicola) sul cibarsi di carne, ma il punto non è questo. Se dovessimo valutare coloro che hanno contribuito alla conoscenza collettiva, che hanno fatto grandi scoperte scientifiche, che hanno scritto testi fondamentali o elaborato teorie e filosofie rivoluzionarie dal loro comportamento come persone umane, nella quasi totalità dei casi avremmo una cocente delusione. Come già affermato, anche chi ha trattato argomenti molto vicini al nostro sentire, nella propria quotidianità, nella vita privata, quasi mai ha dimostrato coerenza con quanto prodotto, pensato e scoperto. Personalità come Tolstoj che hanno ispirato intere generazioni, nella vita privata non hanno brillato per saggezza, spiritualità e coerenza (soprattutto nei confronti dei propri familiari); limitandoci ad argomenti che ci riguardano più da vicino: come facevo notare nel precedente commento, lo stesso Peter Singer che con il suo libro “Liberazione animale” ha dato un contributo fondamentale alla nascita del movimento mondiale di liberazione animale moderno, incredibilmente non è mai diventato vegano. Di esempi come quelli riportati se ne possono fare a migliaia.
      Nel tuo ultimo commento scrivi «La posizione di Frans de Waal per quanto riguarda il relazionarsi con gli Animali da reddito è di tipo welfarista, che è poi l’approccio più diffuso tra la popolazione. Riconoscere ed aver studiato che gli Animali non umani sono capaci di provare emozioni ha solo confermato in lui la necessità di occuparsi del benessere animale nella misura dell’evitare inutili sofferenze e pratiche crudeli, mentre non è stata mai messa in discussione la legittimità morale dello sfruttamento animale». Considerazioni assolutamente giuste e condivisibili, che dimostrano solo una cosa: che il de Waal uomo non è stato assolutamente all’altezza del de Waal scienziato e che ha imparato poco o nulla dalle scoperte che ha fatto sul comportamento delle Scimmie. Pare impossibile accostare le frasi che hai riportato con frasi del tipo «Le emozioni sono dappertutto nel regno animale: dai pesci agli uccelli, fino agli insetti e ai molluschi provvisti di cervello come i polpi», oppure «Tenendo conto delle similitudini tra il comportamento degli animali e il nostro, di come condividono le nostre reazioni psicologiche, le stesse espressioni facciali e lo stesso tipo di cervello, non sarebbe davvero strano se le loro esperienze interiori fossero radicalmente diverse dalle nostre?». Pare che si stia parlando di due soggetti differenti, invece è tutta farina del sacco di de Waal.

      Ribadisco quindi che il nostro compito (come persone umane antispeciste) è quello di estrapolare ciò che ci interessa e che può essere utile alla causa dal mare magnum della conoscenza umana, nel tentativo di fornire una sintesi necessaria per proporre un nuovo paradigma che possa essere utile a cambiare la società umana. Questo a prescindere dalle varie e immancabili miserie umane che contraddistinguono spesso coloro che tale conoscenza umana l’hanno prodotta. In questo senso le scoperte sul comportamento sociale di molte specie animali di de Waal, sono importanti per far comprendere all’opinione pubblica specista che le assurde barriere erette tra noi Umani e gli altri Animali, sono solo il frutto di discriminazioni e di desiderio di dominio. Ciò nonostante de Waal stesso, ha dimostrato più volte di non aver compreso (o di non voler comprendere) la portata delle sue stesse scoperte.
      Per quanto esposto de Waal primatologo va ricordato e i suoi libri andrebbero letti, ovviamente attraverso un’ottica antispecista.

      18 Aprile, 2024
      Rispondi

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