Il Rinoceronte bendato


Si legge in circa:
2 minuti

A prima vista questa fotografia, scattata dal fotoreporter Neil Aldridge e vincitrice del primo premio al World Press Photo 2018 nella sezione ambiente, ci mette a disagio e ci inquieta. Un Rinoceronte bianco del Sud Africa è a terra, dentro quello che sembra essere un container. È bendato. Con un drappo rosso.
In qualche modo questa immagine ci fa venire in mente una delle tante immagini di rapimenti che purtroppo la guerra al terrorismo ci ha abituati a vedere. Quasi fosse in attesa della condanna a morte ci appare come rassegnato. Invece, per fortuna, questo Rinoceronte è in attesa di essere liberato.
Sta, infatti, per essere rilasciato allo stato selvatico nel Delta dell’Okavango, in Botswana, dopo il suo trasferimento dal Sud Africa, reso necessario per proteggerlo dai bracconieri. Come sappiamo, attualmente, i Rinoceronti sono tra gli Animali più a rischio del pianeta. Se il Rinoceronte bianco del Nord è ormai da considerarsi estinto, visto che non restano più maschi (l’ultimo, Sudan, è morto all’inizio del 2018) e sono in vita solo due femmine (Fatu e Najin) per fortuna quello del Sud riesce ancora a resistere. Ne sopravvivono ancora circa 20.000 esemplari. Ma per quanto? Il corno di Rinoceronte, nonostante tutti i divieti internazionali, continua a essere molto apprezzato, specialmente in Vietnam e in Cina, per le sue presunte proprietà medicinali. In altri zone del Sud Est Asiatico invece è usato come droga ricreativa. I corni possono valere dai 20.000 ai 50.000 euro per chilogrammo ed è quindi chiaro perché sia considerato un affare molto redditizio. Considerando inoltre che solo nel 2017 sono stati uccisi 1027 Rinoceronti si può ben capire come la possibilità di salvare questa specie sia ridotta al lumicino. Se il trend dovesse essere ancora questo nei prossimi anni, il Rinoceronte non supererebbe il 2050. Il Botswana è uno degli stati africani che più sta investendo nella salvezza di quest’Animale. Sta, infatti, costruendo numerosi santuari per ospitare quelli costretti a essere evacuati dai punti caldi del bracconaggio in Sud Africa. Inoltre ha avviato programmi educativi per responsabilizzare le popolazioni che vivono nelle vicinanze delle aree protette, facendo loro capire quanto sia fondamentale la protezione della fauna selvatica. Non è ancora detto che la guerra sia definitivamente perduta.

Francesco Cortonesi

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *