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Se fossimo le prede? I deboli, quelli senza difese, senza diritti o identità?
Se il nostro mondo d’un tratto non fosse più nostro, ma di altri?

Se fossimo le prede? I deboli, quelli senza difese, senza diritti o identità?
Se il nostro mondo d’un tratto non fosse più nostro, ma di altri?
Una struggente storia d’amore cantata in siciliano da Domenico Modugno che racconta della tragica fine, per mano dell’Umano,
Pripyat (Pryp’jat) nacque nel mese di febbraio del 1970 come città-dormitorio per le persone umane che lavoravano nella centrale nucleare della vicina Chernobyl. Venne abbandonata il 26 aprile del 1986, quando l’esplosione della centrale nucleare costrinse tutti gli abitanti all’evacuazione.
“A un certo punto si ha voglia di restituire il biglietto d’ingresso che ci è stato dato, però questo significa lasciare gli inermi da soli…“
Decine di uova rotolano delicatamente su un nastro trasportatore, tutto intorno centinaia di Galline immobilizzate in gabbie minuscole. Maiali imprigionati a vita tra sbarre di metallo, vitelli separati poco dopo la nascita dalla madre, maltrattati, legati e immobilizzati che vedono la luce del sole unicamente quando salgono sul camion per il mattatoio.
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