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Murale omaggio a Barry Horne

5 novembre 2020. Sono passati 19 anni dalla morte di Barry Horne. Ma vale sempre la pena di raccontare la sua storia.

Nato a Northampton (GB) il 17 marzo 1952. Anarchico. Attivista vegan, animalista e militante dell’A.L.F.
Morto nel 2001 per complicazioni causate dall’ennesimo sciopero della fame per obbligare il governo britannico ad avviare un’indagine pubblica sulla sperimentazione animale, Horne è una delle figure simbolo della lotta per la liberazione animale.

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Donald Watson
Il 2 settembre 1910 nasceva a Mexborough in Inghilterra Donald Watson: co-fondatore nel 1944 della Vegan Society (assieme ad un piccolo gruppo di persone umane fuoriuscite dalla Vegetarian Society) e quindi pioniere del veganismo moderno
Della sua lunga esistenza (morì nel 2005 alla veneranda età di 95 anni) si trovano al giorno d’oggi purtroppo sempre meno tracce, quando invece – ora più che mai data l’assoluta confusione che vige in ambito vegano – si dovrebbe ricordare il suo percorso di vita e riscoprire le sue posizioni, per dare finalmente un senso compiuto al concetto di veganismo (cosa che è ben lontana dal verificarsi). La stessa Vegan Society gli dedica solo uno stringatissimo post sul suo profilo facebook e nulla più, chiaro sintomo di quanto i principi e la storia della stessa società da lui fondata siano stati dimenticati. 

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Si riporta un testo del 2004 di David Nibert e Bill Winders (tradotto in italiano e pubblicato da Vocisinistre.com) che analizza la relazione diretta tra le politiche economiche relative al settore agroalimentare dei governi statunitensi dal secondo dopoguerra in poi, e l’aumento dello sfruttamento degli Animali.


Consumare il surplus: estendere il consumo di “carne” e l’oppressione animale

Abbiamo tradotto questo lavoro di David Nibert (Dipartimento di Sociologia, Wittenberg University) e Bill Winders (Scuola di Storia, Tecnologia e Società, Georgia Institute of Technology) pubblicato diversi anni fa sull’International Journal of Sociology and Social Policy. Il testo ricostruisce storicamente il legame tra il sempre crescente sfruttamento animale e le politiche economiche dei governi statunitensi dal New Deal in poi. Un lavoro estremamente importante per comprendere la fitta trama di interessi che si cela dietro lo sfruttamento degli animali non umani e per articolare una controffensiva efficace alle azioni di un Capitale che fagocita umani, non umani e la natura intera.

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Azione in favore di Non una di meno a Treviso con copertura di una scritta contro lo sfruttamento animale

Si riceve e si pubblica volentieri questa lettera firmata, che evidenzia, tramite un episodio accaduto e documentato, come sia ancora lontano il riconoscimento della lotta di liberazione animale da parte dei movimenti per i diritti civili umani.


«Ci ribelliamo alla violenza di chi tratta i nostri corpi e quelli di tutte le specie viventi e della terra come terreno fertile di profitto e sfruttamento».

Questa frase pubblicata sul sito web del movimento Non una di meno ci introduce alla lotta contro lo sfruttamento dei corpi (nello specifico femminili) nella nostra società. In un sistema capitalistico neoliberista, ciò che può essere identificato con la struttura istituzionalizzata che usa i corpi come terreno fertile per lo sfruttamento e il profitto può essere degnamente rappresentato dall’industria, e l’industria che per eccellenza basa la propria produzione su tale sfruttamento è ovviamente l’industria della carne.

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