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Ieri mercoledì 4 marzo 2020 è giunta una notizia bellissima: con una sentenza della Corte D’Appello di Brescia si conclude il processo penale a carico delle persone umane che il 28 aprile 2012 liberarono dei Cani Beagle dal lager di Green Hill. La sentenza è lapidaria: assoluzione per le imputate e gli imputati!

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liberazione-gh

Fabio Serrozzi è una delle persone umane che il 28 aprile 2012 entrò nei capannoni del lager di Green Hill a Montichiari (BS) per liberare i Cani che vi erano rinchiusi. Per tale azione è stato fermato e arrestato ed ora è uno degli imputati al processo che si sta celebrando a Brescia.
A distanza di più di tre anni Fabio ha voluto scrivere per Veganzetta la sua testimonianza come attivista liberazionista, per ripercorrere – e condividere con chi legge – la sua versione dei fatti di quella storica giornata che ha segnato un punto di svolta fondamentale per la lotta per la liberazione animale in Italia. Grazie Fabio.
Buona lettura.


Montichiari, 28 aprile 2012

Il corteo parte dal parcheggio del Palasport. Il percorso non prevede il passaggio davanti l’allevamento, ma solo ai piedi della collina sulla quale si trova… Quando arriviamo alla rotonda che porta alla tangenziale (a sinistra) il corteo procede regolarmente dritto. Io sono a metà corteo circa.

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Cuccioli di beagle liberati

Si riceve e si pubblica il comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill.

Ma prima, una breve considerazione sulla questione del processo.
Sicuramente il Coordinamento Fermare Green Hill e Vitadacani hanno svolto nel tempo un lavoro encomiabile, e sono tra i maggiori protagonisti del successo ottenuto: il merito di quanto accaduto va loro riconosciuto. E’ legittimo che ci siano associazioni che si costituiscano parte civile al processo, nel tentativo di ottenere un risarcimento economico che danneggi ulteriormente gli aguzzini di Green Hill. Allo stesso modo è legittimo che chi ha lottato per la liberazione dei Cani imprigionati, segua lo processo in questione e vigili sul suo andamento. Il problema di fondo rimane però sempre lo stesso: il fatto che ci si affidi a un processo celebrato da istituzioni speciste, secondo leggi speciste (quindi legittimandole, così come l’idea che sottendono). Leggi che normano e permettono lo sfruttamento degli Animali, e che puniscono comportamenti errati o colpevoli nelle modalità di sfruttamento di esseri senzienti, che in ogni caso sarebbero finiti sotto i ferri dei vivisettori.
Il processo contro Green Hill è indubbiamente importante, ma è e rimane un processo contro specifici maltrattamenti, e non certo contro la vivisezione in quanto tale. Per abbattere e sconfiggere definitivamente la tortura sugli Animali non servono processi, ma capovolgimenti culturali e consapevolezze individuali e collettive. La vera giustizia per le vittime non umane della vivisezione non è da ricercarsi nei tribunali.


Lo scorso lunedì 23 giugno si è tenuta la prima udienza del processo contro Green Hill srl.

Sono imputati Bernard Gotti, consulente della Marshall Bioresources e responsabile delle procedure interne dell’allevamento di Montichiari, Ghislane Rondot, che gestiva di fatto Green Hill insieme a Gotti, Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, e Renzo Graziosi, il veterinario.  

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