Macello


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2 minuti

Macello

“In inverno, alcuni maiali arrivano congelati per aver viaggiato vicino alle pareti del camion. Gli legano una catena addosso e li tirano fuori di forza, talvolta strappandogli la pelle che resta attaccata al metallo. Può essere che siano ancora vivi, ma i lavoranti li gettano sulla pila dei morti. Tanto moriranno, prima o poi”.

In mattatoio si lavora così in fretta che non abbiamo il tempo di aspettare che un cavallo si dissangui a morte. Cominci già a scuoiarlo. A volte il naso gli finisce nel suo stesso sangue, e lui ci soffoca dentro

A volte lo scuoiatore si accorge che una mucca è ancora viva quando gli incide il lato della testa e quella comincia a scalciare come una matta. Se succede… lo scuoiatore le pianta un coltello alla base del cranio, così si paralizza, anche se non smette di sentire dolore

Per finire in fretta un vitello, ne chiudiamo otto o nove assieme nel box di stordimento. Cerchiamo di stordirli, ma loro saltano e scalciano, si gettano gli uni sugli altri. Non sai più quali sono storditi e quali no. Li appendiamo comunque a testa in giù e li facciamo scorrere, mentre si agitano e urlano

Se un maiale è ancora cosciente… a quegli animali serve un sacco di tempo per morire dissanguati. Finiscono nella vasca d’acqua bollente, toccano la superficie e cominciano ad agitarsi e urlare. Ma c’è un braccio meccanico rotante che li spinge sotto, non hanno la possibilità di uscire. Non so se muoiano per annegamento o per le ustioni, ma gli ci vuole almeno un paio di minuti perché smettano di agitarsi

La pressione e la frustrazione del mio lavoro la sfogo sugli animali, su mia moglie… e su me stesso, bevendo. Se un animale ti fa incazzare, non lo uccidi soltanto. Lo picchi, fai in modo che affoghi nel suo sangue, gli spacchi il naso, gli perfori un occhio… e lui continua a gridare

Maiali che si trovavano sul pavimento del mattatoio sono venuti a toccarmi col muso come cuccioli. Due minuti dopo ho dovuto ammazzarli, picchiarli a morte

Potrei raccontarvi storie… di bovini che cercano di scappare infilando la testa sotto le grate e rimanendo incastrati, e l’unico modo di liberarli è mozzargliela mentre sono ancora vivi

Ho visto animali percossi, sollevati dai ganci, trafitti e scuoiati. Troppi da contare, troppi da ricordare. È solo un processo che accade sempre uguale


Testimonianze di lavoratori dei mattatoi tratte dal libro:
Gail Eisnitz, Slaughterhouse: The shocking story of greed, neglect, and inhumane treatment inside the U.S. meat industry, Prometheus Books, 2006.
www.britishmeat.com/slaught.html


Fotografia di apertura di: Aitor Garmendia / Tras los Muros

16 Commenti
  1. Paola Re ha scritto:

    A parte fare rivoltare l’anima, sono molto interessanti le testimonianze di chi lavora nei macelli e negli allevamenti lager. Eppure esse giacciono schiacciate da un pesante tabù. E’ troppo imbarazzante e controproducente diffondere simili racconti. Neanche chi studia la psiche umana dedica sufficiente tempo all’analisi di questi fenomeni comportamentali: l’importante è che questi fenomeni generino cibo, anzi, buon cibo…

    9 Gennaio, 2015
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    • Cereal Killer ha scritto:

      Le testimonianze di chi sfrutta, tortura e uccide gli altri sono sempre molto interessanti perché ci permettono per qualche attimo di entrare nell’abisso in cui alcune persone – volontariamente o meno – sono cadute causando sofferenze inimmaginabili a chi non può difendersi da loro.

      10 Gennaio, 2015
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  2. giovanna boerci ha scritto:

    Qualcosa che è impossibile solo da pensare… una realtà INACCETTABILE – che non deve e non può più essere…

    11 Gennaio, 2015
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    • Cereal Killer ha scritto:

      E’nostro preciso compito fare in modo che tutto ciò cessi per sempre.

      11 Gennaio, 2015
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  3. cristina beretta ha scritto:

    L’unica risposta: ABOLIZIONE DEGLI ALLEVAMENTI. Chi volesse prender parte alle iniziative di “Aboliamo la carne”, ricordo gli appuntamenti per il 31 gennaio, a Milano in Piazza San Carlo e a Roma davanti al mattatoio.

    12 Gennaio, 2015
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    • Cereal Killer ha scritto:

      L’unica risposta non è l’abolizione della carne, ma la liberazione animale.
      Dal sito web Abolizione della carne si legge: http://www.meat-abolition.org/it/presentazione

      “L’idea qui espressa è che dobbiamo lavorare esplicitamente per la proibizione legalizzata della produzione e del consumo di carne animale. Si tratta sia di una misura necessaria, sia di qualcosa che è possibile da ottenere senza aspettarci una rivoluzione nel modo di pensare o nell’organizzazione delle nostre società.”

      L’approccio del progetto è quello di chiedere che siano emanate leggi che vietino la produzione, commercializzazione e consumo di carne. Siamo sempre alle solite: si avanzano richieste agli organi di potere che controllano e gestiscono la società umana in modo che emanino delle regole e delle leggi che impongano la tutela dei diritti fondamentali degli Animali.
      Protestare davanti ai macelli è fondamentale, andrebbe fatto davanti ad ogni macello, tutti i giorni, perché tutti i giorni gli Animali vengono uccisi, ma ciò che si dovrebbe esigere è un cambio culturale, è la condanna dello sfruttamento animale e dei massacri in nome dei nostri interessi particolari, non una legge emanata da un governo specista.
      Nella quasi totalità dei casi le leggi non hanno portato a una concreta crescita culturale, prova ne è che la schiavitù formalmente è stata abolita ma vi sono ancora milioni di persone umane schiave, l’omicidio è vietato e ci ammazziamo ogni giorno, lo stupro è proibito, ma migliaia di donne continuano a subirlo…
      Una legge norma un comportamento umano, indica cosa si può o non si può fare e stabilisce una punizione per chi trasgredisce. Non si arriverà mai alla liberazione animale mediante l’imposizione di un divieto che le persone dovranno rispettare perché temono di subire una punizione, ma con una crescita culturale, con l’informazione, con l’educazione e mediante forme di disobbedienza civile, boicottaggio e liberazione.
      Forse nell’immediato una legge potrebbe essere utile, ma considerarla una soluzione è un grande errore.

      12 Gennaio, 2015
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  4. Domenico Pietrunti ha scritto:

    Certe scene sarebbe opportuno non mostrarle o pubblicarle …..

    16 Gennaio, 2015
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    • Cereal Killer ha scritto:

      Ciao Domenico,

      Certe scene non sono frutto di invenzione, ma la cruda realtà. Documentare ciò che accade anche e soprattutto per causa nostra in quanto fruitori finali di queste massacri, è un atto legittimo. Del resto c’è da dire che se si traggono vantaggi – direttamente o indirettamente – da queste pratiche non le si dovrebbe disconoscere o evitare.

      16 Gennaio, 2015
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  5. ylenia ha scritto:

    Fanno bene invece a pubblicare certe immagini. Il solo fatto che non siano sottoposte alla vista non farebbe venire meno il loro accadere. E’ giusto sensibilizzare e mostrare a tutti cosa accade in questo mondo. Ho riletto almeno tre volte la frase “sfogo le mie frustrazioni sull’animale”…è vergognoso. Troppo comoda essere sempre dalla parte dei più forti, poco importa se il lavoro è frustrante, la dignità dell’animale va rispettata, anche se quest’ultimo è destinato a morire per soddisfare i nostri palati. Ritengo impossibile far convertire ogni essere umano al mondo vegetariano, io per prima non lo sono, non transigo però sul maltrattamento. E’ abominevole, che umani possiamo essere e che esempio possiamo dare se continuiamo a torturare e maltrattare la specie animale? Scuoiare gli animali vivi…io non ho parole, è una vergogna. Resto sempre schifata dal maltrattamento dentro e fuori il macello e il silenzio e il tabù che fanno da contorno sono la prova dell’ignoranza e pochezza umana.

    4 Febbraio, 2015
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    • Cereal Killer ha scritto:

      Cara Ylenia,

      hai ragione quando fai riferimento alla frase “sfogo le mie frustrazioni sull’animale”: è una vergogna e una dimostrazione di quanto gli Umani siano inclini a sfruttare i più deboli e inermi.
      Bisogna però tener conto di una cosa: non esiste alcun trattamento dignitoso o accettabili nei confronti di chi mandiamo a morte. Non ci si può pulire la coscienza pensando che chi è destinato a diventare pietanza per i nostri palati, sia stato trattato con riguardo prima di piantargli un chiodo in testa o peggio.
      Un’esecuzione è un’esecuzione, la si può rendere la meno cruenta possibile, ma con essa si priva qualcuno della propria vita, del bene più prezioso che ha. Ciò è ancor più insopportabile per il semplice fatto che si uccidono miliardi di Animali senza necessità, perché potremmo vivere senza cibarci dei loro corpi. I macelli sono tenuti lontani dalla nostra vista perché ci ricordano cosa siamo capaci di fare e questo a prescindere da come lo facciamo.

      4 Febbraio, 2015
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      • ylenia ha scritto:

        Sono d’accordo e ho tanta stima del vostro pensiero. Dico solo che secondo me sarebbe un cambiamento troppo radicale che l’umanità, dopo millenni passati a nutrirsi di carne animale, non sarebbe in grado di affrontare, o perlomeno, il tutto richiederebbe centinaia e centinaia di anni. E’ proprio questione di cultura, secondo la mia opinione il primo passo dovrebbe essere quello di abolire il maltrattamento per prima cosa, procedere gradualmente per poi arrivare ad evitarne l’uccisione.

        4 Febbraio, 2015
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  6. Paola Re ha scritto:

    Gentile Ylenia, mi interessano sempre i commenti di chi non è vegetarian, vegan, antispecista: soprattutto mi incuriosisce il fatto che le persone come lei leggano Veganzetta.
    Lei scrive “… la dignità dell’animale va rispettata, anche se quest’ultimo è destinato a morire per soddisfare i nostri palati” Che cosa significa esattamente? Lei ha mai visto la morte di un animale destinato al cibo? Mi spiega in parole povere come si fa a uccidere “rispettando la dignità”? Forse lei immagina una mucca felice che, intenta a pascolare in pascoli verdeggianti, sia raggiunta da un improvviso colpo di pistola in mezzo agli occhi e muoia. Così facendo, la mucca felice nei pascoli felici produrrà carne felice. Vogliono farcelo credere parecchie aziende ma pensare a una morte e a una macellazione felice è davvero allarmante e serve a lavarsi la coscienza dall’orrore di mangiare animali.
    Lei scrive: “Ritengo impossibile far convertire ogni essere umano al mondo vegetariano, io per prima non lo sono, non transigo però sul maltrattamento.” Non si tratta di “convertire ogni essere umano”, tantomeno di convertire lei che mi pare viva bene il suo carnismo: piuttosto si tratta di far capire che cosa c’è dietro l’animale nel piatto. Se si acquistasse consapevolezza, forse ci si autoconvertirebbe al veganismo.
    Lei scrive: “E’ abominevole, che umani possiamo essere e che esempio possiamo dare se continuiamo a torturare e maltrattare la specie animale? Scuoiare gli animali vivi…io non ho parole, è una vergogna.” E scuoiarli morti com’è? Non muoiono mica col sorriso sulle labbra i poveri disgraziati animali…
    Lei scrive: “Resto sempre schifata dal maltrattamento dentro e fuori il macello e il silenzio e il tabù che fanno da contorno sono la prova dell’ignoranza e pochezza umana.” Lei, che immagino non si conteggi tra le persone ignoranti, parla di macello a chi le sta attorno? Pensa al macello quando ha l’animale nel piatto?
    Lei scrive: “Secondo me sarebbe un cambiamento troppo radicale che l’umanità, dopo millenni passati a nutrirsi di carne animale, non sarebbe in grado di affrontare, o perlomeno, il tutto richiederebbe centinaia e centinaia di anni.” Allora, quando iniziamo? E lei quando inizia? Buona parte dell’umanità ha iniziato da un pezzo. Plutarco inziò svariati secoli fa. Io ho iniziato da piccola, circa 40 anni fa, e non mi pare di essere una rivoluzionaria: ho fatto ciò che si deve fare.
    Lei scrive: “…secondo la mia opinione il primo passo dovrebbe essere quello di abolire il maltrattamento per prima cosa, procedere gradualmente per poi arrivare ad evitarne l’uccisione.” Lei ce l’ha proprio col maltrattamento: la capisco perché anch’io cerco sempre di ricondurre certi orrori animali al reato di maltrattamento ai sensi della legge 189/2004 ma purtroppo gli animali “da allevamento” e “da macello” non se la vedono tanto bene con l’applicazione di questa legge perché sono cose, merce, prodotti. Anziché pensare di “abolire il maltrattamento”, sarebbe opportuno abolire il consumo degli animali come cibo.

    4 Febbraio, 2015
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  7. Elisa ha scritto:

    Scusatemi, questo libro c’è anche in italiano?

    9 Marzo, 2016
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  8. Sergio Stefanini ha scritto:

    Sono diventato vegano da un anno,dopo aver visto un video di Yourosky.Ancora non riesco a perdonare la mia ignoranza nei precedenti 45 anni della mia vita.Mi consolo dicendomi “meglio tardi che mai”e sperando che le nuove generazioni raggiungano la consapevolezza prima possibile,per porre fine a questo infinito orrore.

    24 Ottobre, 2016
    Rispondi
  9. Paola Re ha scritto:

    Invece di pensare “meglio tardi che mai”, pensa “non è mai troppo tardi”. Vedrai quante cose meravigliose potrai fare e probabilmente hai già fatto da vegan. L’aspetto positivo di diventare vegan anziché nascere tale è che si può fare un confronto tra il prima e il dopo e capire un po’ chi ci sta attorno.
    Certo, pensare che tutti i bambini e le bambine da oggi in poi nascano vegan sarebbe la meraviglia delle meraviglie…

    24 Ottobre, 2016
    Rispondi

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