Breve storia di Barry Horne


Si legge in circa:
3 minuti

Murale omaggio a Barry Horne

5 novembre 2020. Sono passati 19 anni dalla morte di Barry Horne. Ma vale sempre la pena di raccontare la sua storia.

Nato a Northampton (GB) il 17 marzo 1952. Anarchico. Attivista vegan, animalista e militante dell’A.L.F.
Morto nel 2001 per complicazioni causate dall’ennesimo sciopero della fame per obbligare il governo britannico ad avviare un’indagine pubblica sulla sperimentazione animale, Horne è una delle figure simbolo della lotta per la liberazione animale.

Inizia come militante antifascista, si dedica alla causa dell’Irlanda del Nord. A 35 anni scopre l’esistenza del Northampton Animal Concern (NAC), movimento animalista protagonista di numerosi attacchi contro i laboratori di sperimentazione di Unilever. Horne decide che quella è la sua lotta.
Si unisce anche agli Hunt Saboteurs (gruppi di attivisti anti-caccia) e partecipa alla sua prima azione contro Unilever.
Nel 1988 entra nella storia dell’animalismo mondiale organizzando il tentativo di liberare Rocky: un Delfino che da più di 20 anni langue in una piccola piscina del Lancashire.
Il piano è tecnicamente ben congegnato ma la missione è molto complessa. Spostare un Delfino che pesa 200 kg e portarlo fino al mare non è cosa facile. Gli attivisti dimostrano inoltre di non conoscere bene le difficoltà di reinserire un Delfino in natura. Sono gli anni ’80 e le informazioni etologiche su questi Animali non circolano come oggi.
Nonostante Horne e i suoi abbiano passato molte notti dentro la struttura per fare amicizia con Rocky, al momento di mettere in atto la liberazione, si accorgono che non si può fare. Lasciano, dopo vari tentativi, la vasca.
Vengono fermati dalla polizia poco dopo. All’interno della macchina viene trovato il materiale per la liberazione. Verranno condannati a 6 mesi e 500 sterline di multa.
Tempo dopo Horne e gli altri riprendono la loro missione per cercare di liberare Rocky e nel 1989 lanciano la Morecambe Dolphinarium Campaign. Picchettano il delfinario, distribuiscono volantini ai turisti, organizzando raduni. Fanno pressioni sulle autorità locali.
Nel 1991, finalmente Rocky viene trasferito e liberato.
La storia ci racconta che fu visto un ultima volta unirsi a un gruppo di altri Delfini.

Da quel momento in poi Horne diviene un attivista dell’A.L.F. (Animal Liberation Front).
Il 17 marzo 1990 partecipa a un raid contro Interfauna, un fornitore di Huntingdon Life Sciences (HLS), che porta alla liberazione di 82 beagle e 26 Conigli.
Nel 1991 viene condannato a tre anni di reclusione per possesso di esplosivi.

Le strategie del movimento di liberazione animale inglese cominciano decisamente a cambiare, tanto che Horne nel 1993 rilascia una dichiarazione nella newsletter di SARP (Support Animal Rights Prisoners) divenuta celebre: “Gli animali continuano a morire e la tortura continua in misura sempre maggiore. La risposta della gente a questa? Più Vegburger, più birra e più apatia. A.L.F. quasi non esiste più. Tutto ciò che rimane sono pochissimi attivisti che si preoccupano, che capiscono e che agiscono. Se non agisci, perdoni. Se non combatti, allora non vinci. E se non vinci, allora sei responsabile della morte e della sofferenza che andranno avanti all’infinito“.

Forse per questo decide, nel 1994, di iniziare ad agire da solo. La sua specialità sono gli attacchi incendiari contro luoghi di sfruttamento animale.
Nel 1997 viene arrestato. In questo periodo inizia gli scioperi della fame come metodo di pressione sul governo al quale viene richiesto di avviare un’indagine pubblica sulla sperimentazione animale.
Nel frattempo finisce sotto processo per le sue attività liberazioniste, gli viene riconosciuta l’attenuante di non aver mai attentato a vite umane e per “ringraziarlo” viene condannato a 18 anni di carcere e viene definito dal giudice un “terrorista”. È la più lunga condanna mai emessa nei confronti di un attivista dei diritti animali.
Horne prosegue con gli scioperi della fame.
Ogni volta alza la posta: 35 giorni, 46 giorni, 68 giorni.
Ogni sciopero è ovviamente legato a una rivendicazione animalista.
Le sue condizioni di salute precipitano rapidamente. Viene ricoverato in ospedale in gravi condizioni. Decide di sospendere lo sciopero della fame in seguito a una concessione del governo inglese sulla sperimentazione animale. A Horne però tutto questo non basta e continua con la sua lotta personale. Nel carcere però si decide di attuare la strategia di ignorarlo. In pochissimo tempo si aggrava di nuovo e nel mese di novembre del 2001 muore a causa di un’insufficienza epatica.
Viene sepolto a Northampton e al funerale partecipano circa 700 attivisti.

Questa è in breve la storia di un grande attivista per la liberazione animale che ha dato la vita per la causa.
Che ha creduto fino in fondo alla lotta.
Che ha vissuto l’animalismo per come dovrebbe essere.

Rendiamo omaggio a Barry Horne.
Grazie per tutto.

5 novembre 2001 – 5 novembre 2020.

Francesco Cortonesi


Fonti:

Wikipedia inglese:
en.wikipedia.org/wiki/Barry_Horne

The Guardian:
www.theguardian.com/uk/2001/nov/06/sarahhall

Youtube, video su Barry Horne:
www.youtube.com/watch?v=cK6UffoWMVo


Immagine di Animal Liberation Press Office

5 Commenti
  1. Paola Re ha scritto:

    Non lo ricordano in tanti ma Veganzetta non manca mai all’appuntamento.

    7 Novembre, 2020
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  2. luigi ha scritto:

    ” “Gli animali continuano a morire e la tortura continua in misura sempre maggiore. La risposta della gente a questa? Più Vegburger, più birra e più apatia. A.L.F. quasi non esiste più. Tutto ciò che rimane sono pochissimi attivisti che si preoccupano, che capiscono e che agiscono. Se non agisci, perdoni. Se non combatti, allora non vinci. E se non vinci, allora sei responsabile della morte e della sofferenza che andranno avanti all’infinito“.

    sottolinerei il “Più Vegburger, più birra e più apatia.”,
    riassume la “rivoluzione dolce” come la chiamo io che sta cercando attraverso il consumismo di spingere verso una dieta vegana, ma che partendo da presupposti economici dubito funzionerà.
    da ex studente di economia so benissimo che lo scopo è massimizzare l’offerta per ogni specifica categoria di consumatori, i vegburger esistono perché venderli ai prezzi che si vendono è un meraviglioso investimento economico e funziona perché i vegani all’acqua di rose sono disposti a spendere più della carne per mangiarseli.
    L’essere così cari non spingerà i carnivori poi a mangiarseli, meglio gli hamburger veri più saporiti e meno costosi.
    bisognerebbe sbattere in faccia alla gente gli orrori e i massacri che i loro acquisti causano, e quello che mi fa incazzare al riguardo è vedere infiniti spot per cause nobilissime ma mai nulla al riguardo della causa vegana, dei massacri, e di quanto faccia bene una dieta vegana alla salute delle persone e all’ambiente, è come se ci fosse un tacito accordo di silenzio, un muro invisibile, forse è la coscienza, un super IO freudiano che preferisce bloccare tutto perché è meglio non sapere.

    25 Novembre, 2020
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Il muro invisibile di cui tu parli è quello che ha da sempre circondato il veganismo e più in generale la causa della liberazione animale. Giustamente è meglio non vedere, non sapere, non pensare per non sentirsi in colpa o peggio ancora responsabili.
      Nella fase in cui siamo è palese che il veganismo sia divenuto una grande opportunità economica per grandi e piccoli produttori e per il mondo del commercio.
      Se davvero si volesse percorrere una via serie e coerente vegana, non si dovrebbe nemmeno più parlare di salute e di ecologia, perché ancora una volta ci si riferirebbe sempre e solo a noi Umani.

      L’enorme pregio del veganismo e al contempo il suo più grande difetto agli occhi della società umana, è l’altruismo.

      25 Novembre, 2020
      Rispondi
  3. Anna Poggesi ha scritto:

    La civilta’ sara’ un mondo vegano. Sta ai governi capirlo e incanalare questo cambiamento nella vita di tutti tramite iniziative e leggi.
    Attendiamo comunque la carne coltivata. Non ci saranno piu’ scuse.. !!

    20 Aprile, 2022
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao Anna,
      Di sicuro la “civiltà” a cui aspiriamo è proprio quella vegana, sul fatto però che stia ai governi capire e incanalare questo cambiamento, nutro forti dubbi. Di solito il cambiamento viene dal basso, da avanguardie determinate e quando viene accettato dalla massa, solo allora intervengono – costretti – i governi. Dunque non è a questi ultimi che bisognerebbe parlare. La questione “carne coltivata” è ampia e necessita di ben altro spazio, quindi ti consiglio di leggere questo articolo: http://www.veganzetta.org/cibo-del-futuro

      20 Aprile, 2022
      Rispondi

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