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Cavalli uccisi sul campo di battaglia di Halen, 1914

L’urlo non vuole cessare: non possono essere uomini, quelli che gridano così orribilmente.
Kat dice: «Cavalli feriti».
Non m’è mai accaduto di udire cavalli gridare, e quasi non ci posso credere; quella che geme laggiù è tutta la miseria del mondo, è la povera creatura martirizzata, un dolore selvaggio, atroce, che ci fa impallidire. Detering si rizza: «Assassini! Assassini! Ma ammazzateli, perdio!».

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Un interessante e ben documentato articolo di Tamara Sandrin sullo sfruttamento degli Animali durante la Prima Guerra Mondiale.


Fonte: cavegan.wordpress.com/2016/01/03/non-ebbero-scelta-2

Gli animali-soldato, i giovani soldati, i profughi, i diseredati della Terra. “Non ebbero scelta”1.
Certamente loro, gli animali, non hanno avuto scelta né consapevolezza del loro destino, nessuno può dubitarne, neppure chi dalla sorte animale non viene toccato. Ma credo che neanche i giovani e giovanissimi soldati, i richiamati alla leva obbligatoria, i volontari delle classi più deboli l’abbiano avuta. In un certo senso si potrebbe dire che la Grande Guerra sia stata più una guerra classista che specista.
I perdenti sono stati milioni, sparsi su ogni fronte, di ogni nazionalità, sono rimasti sui campi di battaglia e nelle trincee, uomini e animali.

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