Storia di Pollo caduto dal camion


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Non mangiare carne è un’etica assoluta: per chi sia cosciente di quel che significa allevare-macellare-trafficare carni,
e non è disposto ad approvare tutto, e tuttavia non si astenga, non ci sarà perdono.

Guido Ceronetti
La pazienza dell’arrostito

Questa storia è triste, non potrebbe essere altrimenti perché parla di un Animale sfruttato dagli Umani, ma è al contempo una storia che potrebbe avere una chiave di lettura anche positiva.
Questa è la storia di un pollo che la società umana specista definisce “da carne” caduto da un camion della morte, che lo stava conducendo insieme a centinaia di suoi simili al macello. Il camion entrando in una rotatoria si sbilancia verso l’esterno e una delle gabbie che detengono i condannati a morte si apre: Pollo (così lo chiamerò con ben poca fantasia) cade al suolo e rimane fermo, impietrito sul bordo della strada. Il camion si allontana e nessuno si cura di lui; è notte, perché i lager per Uccelli destinati al macello si svuotano solo di notte, in fretta e di nascosto, ammassando questi cuccioli di pochi mesi uno sull’altro in gabbie di plastica caricate, poi, su di un camion.
Pollo non si muove, forse ha subito dei danni a causa della caduta, forse semplicemente le sue zampe non reggono il suo corpo obeso e sformato, reso così ipertrofico per soddisfare le esigenze del mercato e i palati dei suoi divoratori umani.
Qualcuno lo vede (lo vuole vedere al contrario dei molti che non lo vogliono), si ferma, estrae un trasportino dal bagagliaio dell’auto e lo toglie dalla strada. Pollo osserva, è spaesato, emette solo un lamento strozzato: ha paura.
Le sue penne sono completamente imbrattate di feci: è sporchissimo e puzza terribilmente, in questo fetore è vissuto sin dalla nascita.
Il suo viaggio è breve e arriva in una casa di campagna, gli viene offerta dell’acqua e passa la notte al sicuro.
Il mattino seguente Pollo è ancora vivo: è palesemente sofferente, ma è curioso e si guarda in giro.
Per la prima volta nella sua breve e disgraziata esistenza si lava in una bacinella piena d’acqua gonfiando le penne. Finalmente il tremendo odore che gli è sempre stato attaccato addosso scompare.
Le penne si asciugano lentamente al caldo sole estivo: Pollo non lo ha mai visto, in realtà non ha mai visto nemmeno il cielo, le nuvole, le Rondini che sfrecciano, l’erba del prato dove è accovacciato. Non ha mai sentito il verso degli altri Uccelli, i Grilli che cantano, la brezza marina che gli sfiora le piume seccandole. Pollo guarda tutto e rimane in silenzio di fronte a tanta immensità. A volte becca il suolo, o un filo d’erba: tutte cose che non ha mai pensato potessero esistere.
Le ore passano e Pollo non accetta né cibo né acqua: sta morendo. Forse ha subito dei gravi danni interni cadendo, forse un’emorragia, forse stava già morendo quando è stato caricato a forza sul camion dai suoi aguzzini.
Pollo trascorrere le sue ultime ore di vita in mezzo alla Natura, solo con i suoi pensieri, ammirando il cielo o godendosi il silenzio della campagna, così diverso dall’inferno di urla del lager dove è “vissuto”. Pollo fa qualche passo e si lascia cadere all’ombra di un cespuglio di lavanda: il sole è troppo caldo per lui, non ci è abituato, il cespuglio è confortevole e profuma di buono; vede anche due Conigli che vivono lì: si guardano curiosi.
All’imbrunire viene risistemato per la notte, beve dell’acqua con una siringa e si adagia dentro un trasportino spazioso su un letto di trucioli di legno e paglia e così riposa fino a quando non si addormenta per non svegliarsi più.

Ora ciò che rimane di lui (o lei?) è in un luogo sicuro e silenzioso.

Questa storia è triste, ma può confortare l’idea che Pollo non sia morto appeso a testa in giù e sgozzato come i suoi compagni di sventura. Può confortare l’idea che Pollo abbia trascorso il suo ultimo giorno di vita pulito e rispettato, in mezzo all’erba godendosi il sole e il vento. Può infine confortare l’idea che il suo povero corpo non sia stato trasformato in una pietanza, destinata a chi è direttamente responsabile di queste vergognose pratiche assassine.

Pollo è stato Uccello per un giorno e una notte e questo forse lo ha aiutato a morire sereno.

Adriano Fragano


Nella foto: Pollo durante il suo ultimo giorno di vita.

4 Commenti
  1. wilma ha scritto:

    Stessa storia stesso percorso, io a casa con me ho Gigina che per fortuna è sopravvissuta ed è diventata una gallinona in salute, se non fosse per l’obesità e la fame compulsiva che purtroppo si porta dietro dalla selezione e forse anche peggio (sono animali ogm?)…..
    Gigiona ama le coccole, saluta, e quando ci vede mangiare in giardino viene di corsa a prendere qualche bocconcino e qualche carezza.
    Sono esseri bellissimi da scoprire, che vogliono scoprire il mondo attorno a loro possibilmente migliore dell’inferno dell’infinita vergogna umana.

    4 Luglio, 2016
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  2. Vic Dalla Rosa ha scritto:

    Invece dei polli,preoccupatevi dei vostri bambini.

    11 Luglio, 2016
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    • wilma ha scritto:

      Ritengo che chi non si preoccupa per qualunque essere vivente non sia in grado di preoccuparsi neppure per i propri figli.
      Nessuno può arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte di nessun altro, per questo non ho figli.
      Del resto gli umani sono più di 7 miliardi, ben oltre quanto questo pianeta possa sopportare, e i risultati purtroppo si vedono !
      Mi preoccupo quindi (per il poco che posso) di alleviare le sofferenze di chi a questo mondo già c’è, suo malgrado, e, dovendo scegliere, scelgo i più reietti.

      19 Luglio, 2016
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  3. Vic Dalla Rosa ha scritto:

    Avere figli non significa decidere della Vita o della morte.Significa avere figli.Sul fatto che siamo in troppi,sono d’accordo.Bisognerebbe scremare.

    19 Luglio, 2016
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